Roma, lunedì 21 ottobre 2013 – La Vecchia Signora perde 4-2 a Firenze, dopo essere passata in vantaggio e aver dominato la partita fino al 66′. In un quarto d’ora la squadra di Conte subisce quattro gol, tripletta di Giuseppe Rossi e rete di Joaquin, senza opporre resistenza. L’allenatore bianconero nel postpartita su Sky non riesce a trovare una spiegazione alla sconfitta. Di fatto però non è riuscito a rispondere alle mosse tattiche di Montella, che ha spostato Cuadrado sulla sinistra, nel settore di Pogba, e ha fatto entrare Joaquin al posto di Aquilani sulla destra. Entrambi abili a saltare l’uomo nell’uno contro uno e perciò in grado di mettere in difficoltà il centrocampo juventino. Ma quello che fa pensare di più è la facilità con la quale la squadra Campione d’Italia prende gol. Dopo 8 partite la Juve ne ha subiti 10, mentre lo scorso campionato ne aveva presi appena 4. Incassa la prima rete su rigore per un ingenuità di Asamoah su Mati Fernandes al 21′ del 2°T. Le altre tre, tutte su azione, di cui l’ultima su contro piede devastante di Cuadrado, chiuso da un gran sinistro di Rossi, in soli 4 minuti: dal 76′ al 80′. Minuti in cui la Juventus ha dimostrato un’inconsistenza a centrocampo e in difesa, mista anche a una certa ingenuità, come nel caso del 3-2 quando ha lasciato un uomo solo in area libero di segnare.
Eppure fino al rigore realizzato da Rossi la squadra ospite aveva chiuso bene tutti gli spazi e non aveva concesso nulla alla Fiorentina. A questo punto viene da pensare più per demeriti dei Viola, forse troppo timidi nell’affrontare la gara, che per virtù bianconere. Ma quest’anno la squadra di Conte è stata messa in difficoltà troppe volte in campionato e in Champions League, e da squadre non di grande caratura. Sia il Verona che il Chievo hanno rischiato di portare via punti alla Vecchia Signora. Il Copenaghen e il Galatasaray invece lo hanno fatto. Negli scontri diretti la Juve si è imposta contro Lazio e Milan, entrambe non brillanti in questa fase, mentre contro Inter e Fiorentina – affrontate fuori casa – ha raccolto solo 1 punto. Il sospetto è che la squadra di Conte sia molto più normalizzata e abbordabile di quella degli scorsi campionati. A dispetto del buon piazzamento in classifica (solo 3 punti in meno rispetto alla scorsa stagione) e dei numeri dell’attacco (16 reti fatte contro le 19 della scorsa annata), sembra che sia il gioco di Conte a non funzionare più. Evidentemente gli avversari hanno preso le contromisure ai suoi schemi e il tecnico bianconero non cambia modulo perché dice di non avere gli uomini per poterlo fare.
Il campionato è alle sue battute iniziali. Mancano ancora 30 partite e Conte tra l’altro deve pensare a gestire la squadra per correre su tre fronti. Il turn over tra indisponibili, infortunati e primi strani atteggiamenti irriverenti (vedi Pirlo e Vidal) è d’obbligo. Ma il dato che caratterizza l’inizio di stagione juventino è la mancanza di cattiveria e di concentrazione. Questo significa che le mancanze non sono a livello tecnico, dove anzi il tasso qualitativo degli uomini in generale si è elevato, ma a livello psicologico. Fino all’episodio del rigore, la partita sembrava saldamente in mano alla squadra di Conte. Dopo è entrata in trance, nonostante fosse ancora in vantaggio. E ad ogni gol subito, anziché con realismo cercare di portare a casa il risultato, si è spinta con disperazione in avanti senza rispettare le consegne tattiche. In questo è sembrata simile alla Juve che per due anni consecutivi è arrivata settima. Adesso arriva il Real Madrid di Ancellotti e Ronaldo, la squadra meno idonea per testare se quella di Firenze sia stata solo una brusca caduta o il segno di un cedimento strutturale. Il vero banco di prova sarà la gara di Torino contro il Genoa.