Il 9 e il 10 settembre si è tenuto il G20 a Nuova Delhi, in India, al quale la premier Giorgia Meloni ha chiaramente partecipato. I temi affrontati e poi menzionati da Meloni durante la conferenza stampa di rito a conclusione del vertice sono molti, tra cui l’Ucraina, la questione migratoria e l’importanza dell’Africa. Ciononostante, ad aver monopolizzato dal punto di vista mediatico la presenza di Meloni al G20 è stato sicuramente il suo incontro con il premier cinese Li Qiang, durante il quale l’Italia ha comunicato ufficialmente di volersi ritirare dal progetto della ‘Belt and Road Initiative’, anche denominato Via della Seta.
La ‘Belt and Road Initiative’ è un enorme progetto infrastrutturale lanciato dalla Cina nel 2013 e volto ad ampliare e rafforzare le infrastrutture commerciali nel mondo attraverso centinaia di miliardi di dollari di investimenti. Ad Aprile 2023, erano ben 148 i paesi ad aver firmato un Memorandum d’Intesa con la Cina, conferendo così al progetto un’estensione realmente globale, andando di fatto a toccare quasi tutti i continenti, tra cui Asia e Africa, come anche Europa e America Latina. Di fatto però il progetto ha anche lo scopo implicito di espandere l’infleunza della Cina sui numerosi paesi partner. Proprio per questo motivo, la scelta dell’Italia di aderire alla BRI (Belt and Road Initiative) nel marzo del 2019, durante il governo Conte I, aveva riscosso non poche polemiche, specialmente da parte di altri paesi europei, nonché ovviamente dagli Stati Uniti. Anche la stessa Meloni al tempo non si era detta felice della scelta.
Il Memorandum d’Intesa firmato dall’Italia ha però una validità di cinque anni e si rinnova automaticamente alla scadenza, che in questo caso è Marzo 2024. Per uscire dalla Via della Seta, l’Italia avrebbe dovuto dare disdetta entro la fine dell’anno, ovvero con tre mesi di anticipo rispetto alla scadenza del Memorandum, ed è ciò che Meloni avrebbe fatto proprio durante l’incontro con Li Qiang.
Dopotutto, dati alla mano, l’Italia in questi cinque anni non ha beneficiato molto dal progetto, e anzi è la Cina ad aver tratto il maggior guadagno dall’adesione dell’Italia. Il valore delle esportazioni dall’Italia alla Cina è aumentato da 14.5 miliardi di dollari nel 2019 a 18.6 miliardi nel 2022. Tuttavia, il valore delle esportazioni cinesi in Italia è aumentato da 35.3 miliardi di dollari a 65.8 miliardi nello stesso periodo. Il deficit tra le esportazioni bilaterali tra i due paesi anziché ridursi è aumentato durante gli ultimi anni e la decisione di Meloni ha quindi una base piuttosto solida su cui basarsi. Nonostante la decisione presa, Meloni ha anche chiarito che l’Italia si impegnerà comunque per rafforzare la cooperazione bilaterale con la Cina, dal punto di vista economico, industriale e commerciale.