Roma, Venerdì 1 giugno 2018 – Chi di noi non ricorda Balto, il cane-lupo che salvò la vita alla piccola bambina malata, perdendo quasi la vita? Ed i San Bernardo, i cani delle nevi che portano medicinali? E come dimenticare i cani guida, occhi dei non vedenti. Insomma i cani, oltre ad essere i migliori amici dell’uomo, spesso ci salvano la vita. Il Consiglio per la ricerca sanitaria dell’Università di Waikato, in Nuova Zelanda, coordinato da Tim Edwards, pensa che i cani possano fare ancora di più: potrebbero annusare il cancro ai polmoni. Annusare, si. La ricerca di Tim Edwards, docente della Scuola di psicologia dell’ateneo neozelandese, vuole sfruttare l’olfatto molto sviluppato dei cani, che in più di un caso ha identificato con precisione un tumore ai polmoni.

La diagnostica olfattiva era già stata utilizzata come metodica per la diagnosi di alcune particolari malattie: lo stesso Edwards infatti, in una missione umanitaria in Tanzania ha studiato la capacità dei ratti giganti africani nel rilevamento della tubercolosi (in “Accuracy of giant African pouched rats for diagnosing tuberculosis: comparison with culture and Xpert”). Lo studio ha fornito le basi metodologiche per l’approfondimento dell’olfatto dei cani. In particolare, i Labrador erano già stati impiegati dalla comunità scientifica nella diagnosi di tumori al colon. Non solo: oltre all’ambito medico, i Labrador sono già largamente utilizzati per rintracciare mine anti-uomo in territori devastati dalla guerra.

I cani utilizzati in ambito clinico devono, ad ogni modo, essere opportunamente addestrati al cosiddetto “canine cancer detection”, cioè al riconoscimento olfattivo di campioni biologici nell’ambito dello screening oncologico. Kath McPherson, direttrice del Consiglio per la ricerca sanitaria, ha infatti spiegato: “L’evidenza dimostra che ci sono profili specifici di odore associati al cancro del polmone, quindi c’è una possibilità che questa ricerca possa identificare uno strumento prezioso per il rilevamento precoce della malattia”. Insomma, l’obiettivo sarebbe quello di studiare se e fino a che punto l’olfatto dei cani possa identificare il cancro al polmone attraverso campioni di saliva ed alito. Lo studio di Edwards (Animal olfactory detection of human diseases: Guidelines and systematic review) potrebbe aprire una importante porta in ambito clinico. Una porta che potrebbe salvare molte vite. Una porta che, ancora una volta, si serve dell’aiuto gratuito e spontaneo del migliore amico dell’uomo.

Chiara Mercuri

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