Roma, lunedì 23 gennaio 2017 – Ferita e offesa, la Juventus di Allegri reagisce contro la Lazio e vince in casa, davanti al pubblico amico, per 2-0 con le reti di Dybala e Higuain. Dopo una settimana da incubi per la Signora, che i media e gli osservatori davano già finita e in crisi, la squadra si riprende e il suo allenatore sfodera un modulo aggressivo con dentro tutti i pezzi pregiati. Ci sono? E allora facciamoli giocare tutti insieme e vediamo come si mette per gli avversari. Il tecnico livornese prova dunque un innovativo e inedito 4-2-3-1, con Higuain unico terminale offensivo e dietro a lui tre fenomeni: Mandzukic, Dybala e Cuadrado. Come linea mediana e di interditori Allegri posiziona Khedira e Pjanic, per l’assenza di Marchisio. La difesa a quattro è composta da Lichtsteiner, Bonucci, Chiellini e Asamoah. La formazione è una sorpresa per la stessa Lazio, che viene tramortita subito dall’aggressività di tutta la squadra. Neanche il tempo di iniziare la gara e al 5’ Dybala, grazie ad una bella sponda di Mandzukic va in gol con una rasoiata a pelo d’erba di sinistro che coglie in controtempo Marchetti. Fatto il gol gli habituè della Signora potrebbero incominciare a mettersi le mani nei capelli e imprecare contro il gol arrivato troppo presto. In questi casi infatti la squadra allenta la tensione, si mette dietro, subisce facendo catenaccio e prende gol. Invece no! Ferita dalle critiche della settimana che la davano già per perdente, più che sembrare una zebra appare una pantera. Un felino pronto a colpire e a finire l’avversario per garantirsi la sopravvivenza. E così continua la pressione bianconera e al 16’ arriva la perla di Higuain, che con la suola anticipa il difensore e insacca il secondo gol. Un gesto rapido, di rapina. Una zampata felina improvvisa e dannosissima. Sul 2-0 la Juventus incomincia ad allentare la pressione, soprattutto nel pressing asfissiante sui portatori di palla. Non smette però la carica agoinistica nel raddoppiare sulle fasce e nell’impedire che gli uomini di Inzaghi possano creare gioco. Si sacrificano Mandzukic e Cuadrado, autori di due belle prove. Ma anche Dybala e Higuain, pescato un paio di volte in ripiegamento fin dentro la sua area.

Eppure nonostante la minor aggressività in mezzo al campo, è ancora la Juventus ad essere pericolosa con delle ripartente fulminee, che portano i suoi attaccanti ad essere incisivi, ma non letali in attacco. Dybala, Higuain, Mandzukic e nel finale di gara Pjaca sbagliano in avanti e lasciano che la gara finisca sul punteggio di 2-0. Altre reti però non avrebbero mortificato troppo i biancocelesti per il gioco espresso. Si conta una sola parata di Buffon e nel primo tempo nessun intervento. Quindi, includendo anche il quarto d’ora finale contro i Viola (dove la Juventus era molto sbilanciata), la squadra più aggressiva che abbia mai messo in campo Allegri dal suo arrivo a Torino, è risultata anche la meno vulnerabile, protetta da una difesa a quattro e da due mediani ben posizionati. Insomma potrebbe essere un modulo innovativo e dirompente per mettere in difficoltà gli avversari, chiunque essi siano. Chi scrive però ha sempre la voglia di fare il suo mestiere di giornalista e non di incensare, ma di raccontare con obiettività quello che si vede. Ieri si è vista una bella Juventus. Va messo in conto però che c’è stata una sconfitta la settimana scorsa e una settimana da incubo per il suo allenatore, per la società e per la squadra. L’ambiente si è caricato bene e alla fine la foga è stata tale che ha portato a far soccombere la Lazio, una delle squadre rivelazione del campionato, insieme all’Atalanta. La domanda dunque è: perché non essere aggressivi sempre, sia in casa sia fuori? Perché aver lasciato 60’ minuti di completo gioco alla Fiorentina ed essersi accorti di dover recuperare solo negli ultimi 20’ minuti? Perché la Juventus ha sempre bisogno di stimoli esterni per scendere in campo motivata, cattiva e tirare fuori il suo potenziale? Questo è il limite di questo gruppo impressionante, che comunque ieri ha dimostrato di essere in grado di poter fare la storia.

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