Roma, lunedì 4 marzo 2013 – Da circa venti anni si sente disprezzare e accusare la Costituzione Italiana (che secondo Roberto Benigni, e milioni di italiani che hanno visto la sua trasmissione, è “la più bella del mondo”), perché impediva e di fatto impedisce a soggetti politici, eletti in Parlamento di fare leggi in favore di una sola parte. Se si escludono le leggi ad personam, che hanno stravolto alcuni commi e paragrafi dell’ordinamento giudiziario, da questo punto di vista la Costituzione ha retto abbastanza bene all’urto del Berlusconismo. Prima la Lega, poi il Pdl si sono scagliati contro le regole democratiche che l’Italia si è data all’indomani della caduta del fascismo. Adesso che una nuova rivoluzione è in atto arriva puntuale la stessa denigrazione, con parole dure e provocatorie nei confronti della Costituzione Italiana. E, cosa strana a dirsi, questo attacco arriva proprio da chi sta attuando questa nuova “rinascita civile”, richiamando (almeno a parole) i cittadini alla vita pubblica.

Beppe Grillo, ora che ha inviato una cospicua pattuglia di deputati e senatori in Parlamento, se la prende contro l’articolo 67 della Costituzione Italiana, quello che afferma: «Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato». Secondo quando apparso sul blog di Grillo: “Questo consente la libertà più assoluta ai parlamentari che non sono vincolati né verso il partito in cui si sono candidati, né verso il programma elettorale, né verso gli elettori. Insomma, l’eletto può fare, usando un eufemismo, il cazzo che gli pare senza rispondere a nessuno. Per cinque anni il parlamentare vive così in un Eden, in un mondo a parte senza obblighi, senza vincoli”. Insomma, si afferma sul Blog di Grillo, “dopo il voto il cittadino può essere gabbato a termini di Costituzione”. A parte l’ovvia constatazione che verrebbe da fare (ma che personaggi si è scelto il Movimento 5 Stelle per farsi rappresentare in Parlamento, se solo all’indomani dell’elezione già si temono fughe), l’affermazione è strumentale, e anche offensiva nei confronti della nostra “magna carta”.

Sarebbe infatti la Costituzione la causa prima di un tale arrogante comportamento. Eppure, l’eletto non ha vincolo di mandato perché rappresenta la Nazione e deve pensare al suo bene. O almeno dovrebbe. A parte il fatto che in un sistema elettorale sano, chi è eletto è legato al territorio in cui opera dal vincolo della preferenza o della circoscrizione territoriale di appartenenza. Per cui il mandato andrebbe riconfermato di fronte a quegli stessi elettori. Cosa che il Prcellum distorce (e nega). Che dire però se il partito (o il movimento) di riferimento imponesse di votare contro il bene della Nazione o contro la propria coscienza personale? L’articolo salvaguarda soprattutto la Nazione, quale sommo bene comune. Il contrario vorrebbe dire salvaguardare il partito, un bene particolare e transitorio. I trasformisti per sete di denaro e di potere ci saranno sempre. E ci sarebbero anche senza l’articolo 67. Ma senza tale articolo ci sarebbero gli obiettori di coscienza, in caso di attentato alla democrazia?

Detto questo qualcosa ancora non torna. È ovvia e chiara la motivazione strumentale dell’anatema contro l’articolo 67. Una volta entrati in Parlamento e insediati nelle due Camere, i “Grillini” potranno rappresentare la nazione ed esercitare le proprie funzioni senza vincolo di mandato. Ossia potranno seguire la propria coscienza. Dunque, ad un certo punto potrebbero decidere di non seguire il programma del Movimento 5 Stelle. Certo, potrebbero essere attratti dalle sirene del Pd o da quelle del Pdl (diciamo che è la paura di chi ha scritto il post nel blog). O potrebbero semplicemente decidere di ragionare con la loro testa (quello che in fondo ha chiesto Grillo dal palco durante lo “Tsunami Tour”). L’anatema contro l’articolo 67 parla figurato. Si vuole fare intendere alla falange dei cittadini, eletta nel M5S, quali obblighi hanno. Non di rappresentare la Nazione, ma l’M5S. L’anatema è pubblico, perché i “grillini” eletti siano avvisati. L’anatema è una scomunica di fatto, perché scredita a priori. È una sorta di rozza “moral suasion” attraverso il bollo dell’infamia, pendente sulla testa dei possibili transfughi.

Un controsenso. Se come dice il programma del “Movimento 5 Stelle”, si vuole che i cittadini partecipino alla vita pubblica, si interessino ad essa, entrino nei luoghi dove si esercita il Potere Legislativo e magari occupino gli scranni del Potere Esecutivo, perché non gli si consente la libertà di coscienza? E qualora un grillino volesse votare o scegliere secondo la propria personale coscienza e non secondo quella collettiva del Movimento? Sarebbe investito dall’onta e dal disprezzo popolare? Date le premesse la risposta è incerta! In democrazia la forma è sostanza. Attacchi così rozzi e grossolani verso la libertà di pensiero e di espressione li abbiamo già visti all’opera da parte della Lega e del Pdl in questi ultimi 20 anni. Se il buongiorno si vede dal mattino, l’inizio della XVII Legislatura ha le parvenze di un déjà vu.

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