Roma, sabato 29 gennaio 2011 – Dopo 50 anni dall’ultima mostra, torna, al Palazzo Reale di Milano, il genio di Salvador Dalì, scomparso il 23 gennaio del 1989, con l’esposizione “Il sogno si avvicina”. Le opere saranno esposte fino al 30 gennaio. La mostra ottiene il primo posto tra le esposizioni inaugurate nel 2010 con 300.000 visite in soli 125 giorni, con una media giornaliera di 2.400 ingressi. Una mostra che esplora il rapporto di questo artista eccentrico, eppure geniale, maestro del surrealismo, con il paesaggio, il sogno e il desiderio e offre improvvisi spunti di riflessione in merito al legame di Dalí con la pittura rinascimentale italiana e la metafisica, «in un processo che porta il pittore dal caos dell’inconscio al silenzio», afferma Vincenzo Trione, curatore dell’esposizione. L’esposizione è resa possibile grazie alla collaborazione della fondazione “Gala-Salvador Dalí” di Figueres e usufruisce di importanti prestiti provenienti da musei nazionali e internazionali. L’allestimento è a cura dell’architetto Oscar Tusquets Blanca, amico e collaboratore di Salvador Dalí, autore, insieme con il pittore spagnolo, della sala “Mae West“ nel museo di Figueres e del famoso sofà “Dalilips”. Per la prima volta la sala di “Mae West” verrà realizzata all’interno del percorso espositivo così come fu ideata dallo stesso Dalí.

Il percorso espositivo è con efficacia suddiviso in sezioni. La prima è la “Stanza della Memoria”, dove sono esposte le opere che ritraggono il rapporto dell’artista con il passato, e la “Stanza del Male”, dove è illustrato il rapporto dell’artista con la contemporaneità. Nella seconda sezione si trova la “Stanza dell’Immaginario”, dove sono presenti le opere legate al periodo surrealista, in cui il maestro approfondisce le tematiche legate all’inconscio, all’introspezione e alla ricerca di sé. Proseguendo la visita alle sale di questa sezione e rimanendo sempre ancorati al periodo surrealista, si trova la “Stanza dei Desideri”, dove si scorge la famosa “Stanza Mae West”, a lungo desiderata dall’artista. La terza sezione è contempla la “Stanza del Silenzio”, dove si fa sempre più forte l’assenza della figura per lasciare spazio al paesaggio e, in ultimo, la “Stanza del Vuoto” punto in cui la pittura di caos si tramuta in pittura del silenzio, comunicato dall’ultima sua opera “Il rapimento di Europa”, dipinto nel 1983, poco prima della sua morte.

Chiude il percorso il cortometraggio, ideato da Salvador Dalì in collaborazione con la Walt Disney tra il 1945 e il 1946, ma terminato solo nel 2003, mai proiettato in Italia. Inoltre sono esposti una serie di quadri, che rivelano richiami classici, memorie rinascimentali, atmosfere metafisiche e iconicità pop. Ogni sezione è accompagnata da documentari, dove lo stesso Dalí, attraverso interviste e video, espone il suo rapporto con alcuni dei luoghi e dei paesaggi più amati , tra cui i paesi della Catalogna, che diventano il suo rifugio e sede della Fondazione a lui intitolata (Figueras, Cadaques, Portlligat), l’Italia e Parigi.

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