Roma, 28 aprile 2014 – Allievo del maestro francese Horace Lecoq de Boisbaudran, rivive a Roma l’arte unica e delicata di Auguste Rodin e delle sue incantevoli sculture. In concomitanza con la mostra “Rodin. Il marmo, la vita” presso il Museo Nazionale Romano alle Terme di Diocleziano dal 18 febbraio al 25 maggio 2014, la Galleria nazionale d’arte moderna organizza un’esposizione incentrata sull’ influenza che Rodin ebbe sulla scultura italiana dei primi decenni del secolo scorso. Osservando le sue opere non può non riportare alla mente quell’abilità nel plasmare il marmo come fosse cera tipica di un unico grande maestro del passato, Michelangelo. Non a caso fu fonte di ispirazione continua per Rodin che indusse a rinnovare l’intera forma sculturale dell’Italia del primo Novecento. Le novità strutturali che introdusse nella sua plastica, le relazioni spaziali ed espressive con le quali delinea la figura umana, la poetica del corpo deformato e mutilato designano Rodin come un precursore della scultura contemporanea. Non bisogna dimenticare che lo stesso Umberto Boccioni trasse l’ispirazione per la sua scultura Forme uniche della continuità dello spazio, icona dell’avanguardia futurista, dalla visione di L’uomo che cammina all’Esposizione Internazionale di Roma nel 1911.

questa rodinAll’interno delle sale molte opere di scultori italiani in gran parte presenti nelle collezioni della Galleria nazionale d’arte moderna. Fra i titoli più noti il “Medardo Rosso” legato allo scultore francese da sentimenti di ammirazione e conflittualità. Da altre collezioni sia pubbliche che private provengono opere di artisti che hanno trovato nella plastica di Rodin un modello d’ispirazione che fino alle soglie degli anni Quaranta. Senza ombra di dubbio durante i primi decenni del Novecento era Auguste Rodin a dominare lo scenario della scultura europea. Un gigante con il quale confrontarsi come un passaggio obbligato che bisognava comunque attraversare per passare oltre. Le numerose partecipazioni di Rodin alle principali esposizioni italiane esercitarono una forte influenza su una generazione di scultori che avvertiva la necessità di liberarsi dalle formule abusate dell’accademismo, del naturalismo e del simbolismo. La rilettura operata da Rodin di Dante e Michelangelo nella straordinaria Porta dell’Inferno, la rivisitazione della statuaria antica come fonte vitale per la modernità, costituirono un potente veicolo di penetrazione all’interno della cultura italiana ancora piena di concezioni idealistiche e nazionaliste. Le opere esposte mettono in luce confronti e derivazioni da modelli rodiniani, a partire dai temi danteschi nelle sculture di Carlo Fontana e Domenico Trentacoste, e dalla diffusione del ‘non finito’ michelangiolesco.

Nel secondo decennio del secolo la vasta produzione scultorea del maestro francese continua a fornire prototipi formali per opere di segno mutato. Un esempio è la Lupa di Graziosi in cui replica con una sensuale versione femminile il modello originario dell’Ugolino della Porta dell’Inferno, negli Amanti di Prini, rielaborazione in chiave secessionista del più celebre Bacio. Mentre si affievolisce l’ondata del michelangiolismo e la scultura tende sempre di più verso la sintesi delle forme, la poetica squisitamente rodininiana del ‘frammento’, del torso, del corpo senza testa, della figura parziale come opera compiuta, è stata feconda di sviluppi per l’arte italiana successiva agli anni Dieci e nel primo dopoguerra. Dopo la guerra e dopo la morte di Rodin nel 1917 il clima culturale e politico italiano sembra relegare lo scultore francese al XIX secolo. Orientato verso il ritorno all’ordine e alla strutturalità architettonica dei volumi, riesce a sopravvivere la vitalità della sua scultura. Tra ricorrenze e consonanze e nell’assimilazione citazionista, personalissima e geniale di Arturo Martini. Una sublimazione dell’estetica, una mostra da non perdere.

Info:
Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea Viale delle Belle Arti 131
Roma Ingresso per disabili: via Gramsci 73
D’après Rodin. Scultura italiana del primo Novecento
11 febbraio – 18 maggio 2014 Stefania Frezzotti
martedì – domenica dalle 10.30 alle 19.30 (la biglietteria chiude alle 18.45) Chiusura il lunedì
integrato mostra – museo: 12 € intero – ridotto 9,50 €

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