Roma, mercoledì 10 aprile 2013 – Al Teatro Vascello di Roma Eleonora Danco presenta da martedì 16 a domenica 21 aprile due atti unici di rara bellezza e intensità, di cui Donna numero 4 è in prima nazionale, con il patrocinio e su commissione dell’Expo di Milano. «Ho lavorato su una figura femminile, che potrebbe essere anche maschile, un personaggio che passa inosservato all’esterno, con un mondo interiore deformato che palpita – spiega la Danco -. Il suo rapporto con il cibo è un metronomo attraverso il quale decide di organizzare la sua vita, senza errori. Evitare aperitivi, cene, non compra niente, neanche le uova la farina, niente. Modificare il corpo per cancellare i ricordi. Le cose che mangiamo sono un’assunzione di responsabilità, per lei sono uno scopo. Riuscire ad essere metodici. Il cibo diventa anche uno scontro con l’esterno, la realtà urbanistica; nei musei, librerie, metropolitane, ovunque sappi che se vuoi puoi mangiare. Gli odori la obbligano alla memoria. I sughi, i soffritti, le scamorze alla piastra nei bar all’una e mezza. Immagini che affollano la sua testa, un bacino di attrazioni e rifiuti, drastiche decisioni. Come andare avanti se tutto intorno la riporta indietro? In scena con lei, si aggirano delle persone. A tratti la umiliano, la eccitano. Non smettono mai di muoversi. Sono l’inconscio del personaggio. Un movimento continuo ai margini del cervello. Donna numero 4 sa di essere un’adulta, dal latino: “cresco nutrire, cresciuto negli anni e nella persona, quanto basta per avere intelletto e discernimento». Donna numero 4 di e con Eleonora Danco, che firma anche la regia. Musiche scelte da Marco Tecce. Disegno luci Burbetta – Terzoni. Tecnico luci Tiziano Terzoni. Aiuto regia Camilla De Bartolomeo. Assistente alla regia Ludovica Sistopaoli.

L’altro atto unico, che va inscena nella seconda parte è Nessuno ci guarda, primo a solo della Danco, pubblicato ora da Minimum fax e ispirato alla pittura di Jackson Pollock, che nel tempo ha riscosso un grande successo di pubblico e critica. In scena vanno i condizionamenti ricevuti nell’infanzia, nella vita adulta. Una donna si sveglia dopo un incubo, deve andare a lavorare. Non riesce ad uscire di casa, oscilla tra la vita reale e quella del ricordo, l’infanzia.Infatti, se per il critico milanese Luca Vido: «La Danco piace per i testi e la voce, impressiona per la fisicità che sa dare alla sua performance davvero irrefrenabile. Regala emozioni vere e stilettate dure. E in “Nessuno ci guarda” oltre il testo bellissimo, un flusso di coscienza joyciano, come un pennello oscillando sul palco, Cammina, corre, salta, si rotola a terra, si contorce e persino batte la testa contro un panello… da non mancare». Per Franco Cordelli, «Il corpo dell’attrice vi viene messo in gioco in modo frenetico singhiozzante a strappi. Pensava a Jackson Pollock la Danco, al suo modo di comporre, e in “Nessuno ci guarda” il racconto e gesto pittorico procedono di pari passo, sussultando in un ritmo apparentemente casuale o arbitrario, in realtà trovando corrispondenza l’uno con l’altro”.