Roma 19 settembre 2013 – “In un’epoca di “vacatio” istituzionali, ripartiamo dal bisogno di testimoniare, di combattere nuove e vecchie assenze nel mondo, dall’affermare con la fotografia che qualcosa è esistito, e interrogarsi, ora che abbiamo bisogno di punti fermi, che la fotografia può spaziare anche in terreni non reali, su cosa ci manca o di cosa sentiremo la mancanza. La sospensione e l’assenza nella fotografia, che per sua stessa definizione è una pratica di pensiero diffusa e dal basso, é testimonianza, riflessione, velocità e concetti”.
MACRO ROMA

Dal 5 ottobre all’ 8 dicembre 2013 il Macro di Roma presenta la XII edizione di Fotografia – Festival Internazionale di Roma – diretta da Marco Delogu. “Vacatio” è il tema scelto per l’esposizione di quest’anno. Artisti uniti per esprimere lo stato di sospensione e di assenza della fotografia durante l’atto pensato e gestuale del “fotografare”.

Mostrare la particolarità di una forma d’arte in relazione alle nuove tecnologie e al confine tra la fotografia e le altre espressioni artistiche. Un scelta interessante quella di quest’anno che sposta l’evento dal MACRO Testaccio agli spazi espositivi di via Nizza e delle sale adiacenti l’area. Sono in molti ad aver confermato la propria disponibilità. La Sala Enel, il Project Room 1, il V-tunnel, il Foyer, l’Auditorium, lo Spazio AREA e la Sala Cinema collaboreranno tutte insieme, per creare una piattaforma dedita alla discussione e alla presentazione degli aspetti legati ad un’arte sempre più centrale nel dibattitto sull’arte contemporanea.

macro-via-nizzaDopo Futurespective, Motherland e Work, quest’anno il team di Marco Delogu si è unito nella fondamentale esigenza di porre sempre più attenzione alle produzioni originali. Promosso dall’Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica di Roma Capitale, co-prodotto dal MACRO e Zètema Progetto Cultura, la mostra si prospetta come un campionario di originalità ed esposizione. Il bisogno di fotografare, il riflettere sui cambiamenti dell’ identità, l’inversione nel non cercare soggetti in un’epoca di incertezze strutturali e sociali. Bensì di asciugare tutto. Il poter arrivare all’essenza dell’assenza.
Rispettare la condizione individuale e di solitudine per ricostruire un tessuto forte della fotografia d’autore, ricominciando a lavorare sulle singole identità e sulla profondità ormai perduta.