Il teatro Ariston di Sanremo

La kermesse musicale, come ogni anno, è stata oggetto di discussione non solo per i brani in gara, ma anche per l’abbiglieamento dei protagonisti che hanno calcato il palcoscenico dell’Ariston. Fra tutte, privilegiate le grandi firme della sartoria italiana

Il teatro Ariston di Sanremodi Gabriella Pastore
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Roma, domenica 22 febbraio 2009 – Quando si parla del festival di Sanremo, le polemiche, le critiche, gli apprezzamenti, le disapprovazioni e i complimenti, non ruotano solamente attorno alla kermesse musicale, in quanto tale, ma si concentrano in modo particolare sul look che le varie star metteranno in primo piano sul palcoscenico dell’Ariston. E quale occasione migliore per poter dare libero sfogo alla propria vanità? Per una settimana, la 59/a edizione del Festival della canzone italiana ha visto alternarsi sul palcoscenico artisti affermati e giovani promesse, tutti guidati da un mattatore d’eccezione, Paolo Bonolis, per questo suo secondo ritorno nella “città dei fiori” spalleggiato dal suo amico di sempre, Luca Laurenti.

Paolo Bonolis ha scelto di vestire un brand italiano: Versace. La maison d’alta moda ha disegnato per lui abiti che rispecchiano appieno lo stile fondato già negli anni ’70 da Gianni Versace: un mix di più elementi, quali seta, pelle, metallo, decori, ricami a rilievo. In una delle cinque serate, il “ciclone” Bonolis ha indossato uno smoking di tela di lana, con trama di platino, impreziosito da inserti in raso di seta, abbinato a pantaloni e camicia in twill di seta, con ricami di cristallo nero sul davanti. Giorgio Armani ha vestito Mario Lavezzi, Gabriella Pession, Alexia e Ornella Vanoni. Quest’ultima ha indossato uno smoking firmato dallo stilista piacentino. Nella sua produzione, infatti, Armani ha rivoluzionato il design delle giacche, dando vita a giacche destrutturate, emblema assoluto del suo stile, dove i bottoni sono spostati, sono eliminate imbottiture e controfedere e modificate le proporzioni tradizionali. E un colore protagonista che contraddistingue tutte le sue collezioni è una tonalità in bilico tra il grigio e il sabbia terroso.

Alessia Piovan, modella e giovane attrice de “La ragazza del lago”, che ha affiancato Bonolis come ospite d’onore nella prima serata, ha vestito abiti firmati Alberta Ferretti, abiti dove hanno prevalso il lusso e la leggerezza. Patty Pravo e Dolcenera hanno calcato il palcoscenico con abiti del camaleontico Roberto Cavalli. Iva Zanicchi non ha rinunciato all’eleganza firmata dalla maison di Fernanda Gattinoni. Al Bano si è presentato con uno stile impeccabile di alta sartoria made Carlo Pignatelli, così come anche il “discusso” Povia che ha vestito Carlo Pignatelli outside. Marco Carta, vincitore della precedente edizione di “Amici” e trionfatore di questa 59/a edizione del festival della terra dei fiori, un total look fresco e giovanile della linea Dsquared2.

Cinque belloni, simbolo di bellezza e di glamour, non solo hanno allietato gli occhi di tutte le donne incollate al televisore, ma sono stati testimonial di marchi tra i più importanti del Made in Italy nel mondo: Paul Sculfort, modello inglese e attore, ha indossato abiti di Versace; Nir Lavi, modello israeliano e protagonista di numerosi spot di successo, si esibirà con abiti di Ermanno Scervino; Thyago Alves, modello e attore brasiliano, ha rappresentato Iceberg; Ivan Olita, modello e vj italiano, ha vestito Roberto Cavalli e per l’ultima serata David Gandy, super modello scozzese dello spot di Dolce & Gabbana, è stato simbolo di questa casa di moda. Insomma, questo Festival della canzone italiana, come tutti negli anni scorsi, del resto, è stato un tripudio di firme Made in Italy.

Di Massimo Marciano

Fondatore e direttore di La Città Metropolitana. Giornalista professionista, youtuber, presidente e docente dell'Università Popolare dei Castelli Romani (Ente accreditato per la formazione professionale continua dei giornalisti), eletto più volte negli anni per rappresentare i colleghi in sindacato, Ordine e Istituto di previdenza dei giornalisti. Romano di nascita (nel 1963), ciociaro di origine, residente da sempre nei Castelli Romani, appassionato viaggiatore per città, borghi, colline, laghi, monti e mari d'Italia, attento osservatore del mondo (e, quando tempo e soldi lo permettono, anche turista). La passione per la scrittura è nata con i temi in classe al liceo e non riesce a distrarmi da questo mondo neanche una donna, tranne mia figlia.

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