Roma, venerdì 12 ottobre 2012 – Formigoni azzera la giunta del Pirellone e non si dimette. La Regione più chiacchierata e più indagata d’Italia con ben, tira dritto come se nulla fosse dopo l’ultimo scandalo che l’ha investita. Dopo la lunga riunione che si è svolta nel pomeriggio di ieri, cui hanno preso parte il Governatore Formigoni, il Segretario del Pdl Angelino Alfano e il Segretario della Lega Nord Roberto Maroni, alleati in Regione Lombardia, è arrivata la decisione di confermare il mandato con la “benedizione” dei due segretari.

«La giunta è azzerata. Nei prossimi giorni lavoreremo per una giunta nuova ridimensionata nel numero e in grado di portare avanti le politiche di eccellenza che hanno fatto della Lombardia la migliore regione d’Italia» – ha affermato Formigoni. Mentre il Segretario del PDL Angelino Alfano ha aggiunto: «Non si manda a casa chi ha lavorato bene». In imbarazzo seppure allineato è apparso il leader della Lega: «L’azzeramento della giunta era quello che avevamo chiesto». Quindi si va avanti! Per il Presidente della Camera Gianfranco Fini la decisione di azzerare la giunta è «un paradosso. Non capisco come possa azzerare la giunta e lui rimanere governatore», ha detto a Sky tg24.

Ad aprire la nuova crisi della Giunta Formigoni era stato l’arresto dell’Assessore alla Casa Domenico Zambetti. L’accusa una delle più gravi. Secondo la Dda di Milano, l’assessore pidiellino alle elezioni del 2010 avrebbe acquistato 4mila preferenze per 200mila euro da emissari del clan Mancuso e Morabito. L’operazione ha portato in carcere una ventina di persone. In manette è finito anche Ambrogio Crespi, fratello di Luigi, il celebre ex sondaggista di Silvio Berlusconi, che per la Dda di Milano si sarebbe incaricato di raccogliere i voti nelle periferie milanesi, in accordo con i clan.

L’azzeramento della Giunta però non risolve il problema, perché l’attuale Maggioranza regionale pare sia stata eletta con 4mila voti mafiosi acquistati dall’assessore pdl Zambetti. Rimane dunque il sospetto che una elezione democratica, già in partenza viziata dallo scandalo del lista Formigoni, esclusa e poi riaccolta in maniera poco convincente, sia stata inquinata dal voto di scambio.

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