Ardea (Roma), lunedì 8 aprile 2019 – Estate. Stagione breve ma dai ricordi indelebili. Stagione di amori fugaci, ma che rigano le guance di lacrime mentre percorri le autostrade della vita che ti riportano a casa. Stagione di solitudini. Stagione passata in cella per un’accusa che alla fine del calvario si rivelerà falsa, ma che accompagnerà il ricordo pubblico come uno stigma tanto ingiusto quanto incancellabile.
Forse nessun altro poeta ha raccontato l’estate, i suoi colori, i suoi dolori e le sue passioni quanto Franco Califano nelle sue canzoni. È significativo che, per ricordare i sei anni dalla scomparsa del cantautore, proprio “Le estati di Califano” sia stato il filo conduttore che ha riunito tanti amici e un pubblico appassionato e strabordante sabato scorso ad Ardea, la cittadina alle porte di Roma dove “il maestro” ha scelto di avere la sua dimora finale e che a lui ha dedicato una casa-museo.
Come sempre, in prossimità dei due periodi dell’anno che segnano l’inizio e la fine del percorso di vita terrena di Califano, il 14 settembre e il 30 marzo, la Trust Onlus, nata per ricordare l’artista e l’uomo, ha organizzato nella casa-museo di Ardea un racconto collettivo, fatto di ricordi, versi e musica, che ha visto accorrere per un pensiero all’amico fraterno, tra i molti, Enrica Bonaccorti, eclettica conduttrice, attrice e paroliera, l’attore Maurizio Mattioli, la criminologa Tonia Bardellino e Antonello Mazzeo, musicista e presidente della Trust Onlus.
«Amore, nostalgia e inquietudine – ha spiegato lo scrittore Gino Saladini, che ha moderato la serata – sono i temi ricorrenti nelle canzoni di Califano. Guardava l’estate come il punto d’inizio e di fine di tutto. Poesie cariche di sensazioni, le sue, che ci riportano a quell’estate della vita che ognuno vuole sempre vivere. Ritego che in questi anni la Fondazione nata per ricordare Califano abbia fatto una grande opera culturale».
«Adoperava le parole più semplici e più scontate per dare le emozioni più profonde», è stato il ritratto dedicato all’amico da Enrica Bonaccorti. «Grazie a chi lo fa ricordare – ha detto l’attrice – perché questo è un Paese che dimentica».
Un Paese che, negli anni in cui brillava la stella di Califano, amava etichettare le persone con le ideologie e quindi non poteva mancare per lui una classificazione, quella dell’anima “nera”. «Quando lo incontrai – ha raccontato lo scrittore Fulvio Abbate – scrissi su di lui un articolo sul quotidiano “L’Unità”, di cui ero opinionista, raccontando l’uomo e la sua arte. Per quell’articolo, ci fu chi disse che allora anche “i comunisti” riconoscevano il suo valore poetico. In realtà, lui era semplicemente una persona angelica. Raccontava l’animo umano».
«Un uomo che non ha bisogno di sentenze: è stato assolto dalla storia», lo ha definito l’avvocato Gian Ettore Gassani parlando della dolorosa vicenda giudiziaria, che lo portò in carcere per le accuse di un pentito, poi rivelatesi false, e che si concluse con l’assoluzione “perché il fatto non sussiste”. Per il giornalista Franco Melli «siamo in presenza di un personaggio che la vita l’ha vissuta e l’ha scritta». «Un uomo – secondo lo psicologo Stefano Callipo – dalla straordinaria capacità empatica che gli permetteva di entrare dentro gli altri».
«Sono orgoglioso di essere stato suo amico»: questa è stata la forte e affettuosa stretta al cuore che ha dato al pubblico l’attore Maurizio Mattioli, che ha affidato il suo ricordo alla lettura dei versi di Califano e alle sue canzoni, accompagnato dal musicista Alberto Laurenti. Musiche che sono riecheggiate nell’aria grazie anche all’associazione filarmonica di Ardea, che insieme al Comune e in collaborazione alla Trust Onlus contribuisce a tenere vivo il ricordo di Califano.
Ricordo ancor più vivo nelle parole di Tonia Bardellino, che ha percorso una parte importante della sua crescita umana e professionale con il sostegno dell’amico Califano. «Quella attuale – ha detto la criminologa – è un’epoca che vive poche emozioni. Franco ce ne fa vivere ancora tante. Forse talvolta più che le parole varrebbe il silenzio, per poter ascoltare attraverso chi l’ha conosciuto le emozioni che ha lasciato. Rispettava le donne, le amava, aveva il senso dell’amicizia, non era un traditore. La sua casa era aperta a tutti e c’era sempre un gran viavai di persone: un porto di mare. Amava i giovani, li invogliava e li aiutava a crescere. Oggi ci si abbraccia, ma poi ci si tradisce; e alla fine ci si ritrova soli»
Califano è stato giudicato dai moralisti per il suo stile di vita sregolata ed eccentrica. «Ma nella vita privata – ha ammonito Bardellino – ognuno è libero di fare ciò che vuole, se non fa del male a nessuno. Se avesse indossato gli abiti ipocriti del non dire, sarebbe stato omaggiato come meritava. È stato vero. Un poeta esistenzialista».