Udine, lunedì 11 marzo 2013 – La Roma inchioda. Impatta. Si impantana. Stop molto brusco, che provoca l’interruzione di vittorie consecutive dei giallorossi, che si fermano a 3. Si impantana nel campo infame di Udine, dove trall’altro solo la Juve ha vinto. Sabato erano 2 punti persi. Domenica è diventato un punto guadagnato su Inter, Napoli e Lazio. Questione di punti di vista. La ormai famosa regola del bicchiere: c’è chi lo vede mezzo pieno. I più ottimisti. E chi lo vede mezzo vuoto. Ci sono due possibili scuole di pensiero, che però non cambiano la realtà dei fatti. La Roma ha perso una grande occasione. Sia perché era in vantaggio (di un gol prima, di un uomo poi), sia perché l’Udinese è andata in gol, finalizzando l’unica azione d’attacco in zona romanista, sia perché ci sono i soliti episodi arbitrali che gridano vendetta. E non è la prima volta in questa stagione. Sarà che quando vedono giallorosso, i direttori di gara non sono molto fortunati nelle loro decisioni. Mattiamola così.

Parte subito forte l’Udinese, che pressa gli avversari con il baricentro molto alto e costringe la Roma a difendersi nella propria metà campo. La prima palla-goal arriva infatti dopo soli quattro minuti, quando Di Natale scalda i guantoni di Stekelenburg da ottima posizione in area di rigore. Il match prosegue con i padroni di casa che provano a fare la partita, ma i ragazzi di Andreazzoli danno la sensazione di poter far male quando ripartono velocemente. Dopo un primo quarto d’ora giocato più che altro a centrocampo, la Roma alza il proprio baricentro e produce la prima occasione con una punizione battuta a sorpresa da Totti: la difesa dell’Udinese è colta di sorpresa, ma Florenzi non ne approfitta e calcia addosso a Brkic. Passa però soltanto un minuto e la ‘Lupa’ passa: cross di Totti dalla destra, Florenzi conclude in tuffo di testa, Brkic devia sulla traversa, ma Lamela è prontissimo a ribadire in rete. A questo punto la reazione dell’Udinese si concretizza in un gran possesso palla, senza però riuscire a trovare il varco giusto nella perfetta disposizione tattica della difesa ospite. L’ultima parte del primo tempo viene giocata su ritmi molto bassi, senza altre occasioni da rete, con gli attaccanti di Guidolin ingabbiati dalle linee strette degli avversari.

Florenzi
Florenzi

Nella ripresa il copione non cambia: l’Udinese prova a fare la partita alla ricerca del pari, la Roma si difende con ordine e prova a far male in contropiede. Dopo un’ora di gioco Andreazzoli toglie Totti per dare più peso all’attacco con Osvaldo e per evitare il secondo giallo al capitano giallorosso, che sarebbe significato poi espulsione. Ma mai destino fu più beffardo: Dopo appena un minuto arriva puntuale il pareggio dei padroni di casa.
E’ il colombiano Muriel a riportare in equilibrio il match , con una bella giocata in area di rigore: la conclusione sul primo palo beffa Stekelenburg sotto le gambe e la palla si insacca. Dopo aver trovato il pari, l’Udinese tenta di gestire con più calma la manovra offensiva, ma al 73′ gli uomini di Guidolin rimangono in dieci. Heurtaux entra con il piede a martello sul lanciatissimo Florenzi e se ne va sotto la doccia. A questo punto la partita cambia e la Roma comincia ad attaccare con più convinzione alla ricerca del vantaggio. Gli attacchi giallorossi però risultano poco lucidi e ora è la difesa dell’Udinese a respingere colpo su colpo. Ma il match-point si presenta sui piedi di Osvaldo proprio al 90′, quando Balzaretti serve l’attaccante azzurro sul filo del fuorigioco, il destro del numero 9 è però totalmente sballato e finisce a lato, con Brkic in uscita disperata. Finisce dunque in parità un match non entusiasmante dal punto di vista tecnico, spezzettato da numerosi falli e con molti errori da parte di entrambe le formazioni.

Ora gli uomini di Andreazzoli devono rimboccarsi le maniche e riprendere quella strada che li ha portati a 3 vittorie consecutive. Devono ritrovare quello spirito, quella grinta, quella cattiveria che li ha portati fin dove sono ora. Devono far si che quel bicchiere trabocchi di successi e che si bevano gli avversari come fossero bicchieri d’acqua. Questo è il momento decisivo per entrare in Europa. Quale Europa? Si vedrà. La speranza è l’ultima a morire.