Roma, mercoledì 21 maggio 2014 – Ospitato a Porta a Porta martedì sera, Beppe Grillo, pur lasciandosi andare alla sua prorompente oratoria da palcoscenico, maturata e divenuta parte del suo stare in pubblico in tanti anni di attività, è stato moderato. La scaltrezza del leader del Movimento 5 Stelle, sottovalutata da tutti i suoi avversari fino alle ultime settimane, è emersa con chiarezza. In un salotto di moderati, visto da tanti moderati e da signori di mezza età, si parla moderato. Così si fa bottino pieno. Grillo ormai spazia dal web ai tg e ora, dopo la performance dell’altro ieri sera, spazia anche nella televisione che conta. Presto lo ritroveremo in altri programmi, se i conduttori e la redazione sapranno cambiare il tipo di format. Per intenderci l’incontro con Vespa alla fine non è risultato essere troppo diverso dai suoi soliti comizi e soliloqui oratori. Vespa lo ha lasciato parlare a ruota libera, conscio comunque che bloccarlo e ingessarlo in un’intervista canonica non sarebbe stato fruttuoso e anche facile. Di tanto in tanto ha cercato, alzando la voce di bloccare lo stile oratorio da comizio perenne, ma per la maggiore parte del tempo (un’ora circa) lo ha assecondato, puntualizzando senza troppa convinzione però sugli aspetti meno chiari del discorso del suo ospite. Di base il grande risultato dello share era già stato ottenuto da Vespa. Lo scoop giornalistico anche. Avviare una rissa televisiva non sarebbe stato utile per nessuno. Quindi avanti Grillo come meglio crede, senza domande difficili o tali da metterlo in difficoltà. Vuole sparare contro Governo, Commissione Europea e altro, faccia pure si accomodi. Anche se ad onor del vero Grillo non ha calcato troppo la mano, ripetendo con meno ansia i suoi soliti discorsi.

Questo era comunque l’unico modo per avere Grillo in studio. Altri non ce ne sarebbero stati e il Leader dei 5 Stelle non avrebbe accettato di essere messo di fronte a qualche commentatore politico o a qualche giornalista. One man show, come al solito. Se gli altri format televisivi saranno disposti a fare la stessa cosa, lo avranno e potranno alzare lo share. Anche questo però è un segno dell’anomalia italiana, dove le regole non esistono e non vengono accettate da nessuno, anche da chi dice che vuole ristabilirle. Ad ogni modo è probabile che Grillo, vada a vincere anche queste elezioni europee, dopo aver vinto le politiche dello scorso anno. Ha goduto e sta godendo di una sovraesposizione mediatica enorme a pochi giorni dalla tornata elettorale,e gli attacchi che gli sta facendo il leader di Forza Italia non fanno altro che aiutarlo in quello che si profila essere un grande exploit, grazie anche all’astensione che i sondaggisti prevedono alta. L’impressione però è che non ci sia la vera intenzione di parare il Movimento e di fermarlo, piuttosto di aiutarlo a crescere in Europa, forse per usarlo come grimaldello contro l’Europa stessa. Se in Italia, paese cofondatore, il sentimento diffuso di maggioranza è quello dell’antieuropeismo, forse la Merkel e gli altri partner intransigenti, saranno più disponibili a concedere maggior tempo e ad allentare i vincoli del risanamento.

Se così fosse ci ritroveremmo di nuovo di fronte al solito atavico costume italiano di aggirare l’ostacolo con fantasia, assumendosi anche il rischio di un’operazione che non si sa dove possa alla fine portare. Le alchimie politiche di una generazione cresciuta all’ombra di De Gasperi e Togliatti sembrano infinite e in grado di gestire ogni difficoltà. Prima si è deciso, facendo finta che fosse la Ue a chiedercelo, di adottare un piano di rientro impossibile da sostenere per gli italiani, solo per dare garanzie ai partner e ai creditori.  Adesso che quel piano di rientro va stretto, anzi strettissimo, si chiede di rivederlo con la leva del Movimento 5 Stelle e della Lega, altra forza esanime e morente che in questa campagna elettorale ha goduto di una sovraesposizione mediatica. L’Italia non può uscire dall’Europa. Se esce è la sua rovina e anche quella della stessa area euro. Per tenerla dentro faranno di tutto. Questo è l’assunto e il rischio. Ma se così non fosse? L’azzardo sarebbe consumato e la nazione finita. Il fatto però è che l’Italia non riesce a trovare una stabilità politica, che garantisca una classe dirigente retta e corretta, che pensi al bene del paese e lo faccia guardando al futuro, non all’immediato presente. Ma la domanda che tutti noi ci dobbiamo porre è la seguente. Abbiamo questa classe dirigente perché ce la siamo costruita con pazienza e meticolosità a nostra immagine e somiglianza oppure perché, distratti dalle quotidiane fatiche del vivere, abbiamo delegato loro tutto senza mai esercitare un vero e proprio controllo?