“Sono l’ombra di quel che eravamo, ma finchè c’è luce esisteremo”. Tre ex militanti di sinistra si ritrovano dopo trent’anni nel vecchio garage Aranciba. Più grassi, pelati e con la barba grigia, nonostante il lungo inventario di sconfitte hanno ancora voglia di ridere, mentre fuori la pioggia scende senza sosta su Santiago del Cile

di Rachele Fortuni
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Roma, domenica 21 marzo 2010 – “Allora? Ce la giochiamo? – domandò Garmendia – e i quattro bicchieri s’incontrarono in un brindisi nella notte piovosa di Santiago”. Con L’ombra di quel che eravamo (pubblicato da Guanda nel 2009, traduzione Ilide Carmignani) Luis Sepùlveda torna ai temi che gli sono cari, la rabbia per l’ingiustizia e la voglia di verità. Tre ex militanti di sinistra, ormai sessantenni, che hanno fatto parte della guardia personale del Presidente cileno Salvator Allende, si ritrovano dopo trent’anni in un magazzino di Santiago del Cile. Più grassi, più vecchi, pelati e con la barba grigia, ma capaci ancora di ridere di loro stessi. Sono chiamati a compiere l’ultimo progetto di giustizia di Pedro Nolasco, un anarchico detto l’Ombra, che per un fatale incidente non arriverà mai all’appuntamento. Durante la vana attesa, Lucho Arancibia, Lolo Garmendia e Cacho Salinas ricordano quella gioventù incandescente e rivoluzionaria che in passato hanno condiviso. Una conversazione dai toni ironici seppure nostalgici. Parlano di anni duri, ma felici, di grande sofferenza politica e d’intensa passione.

Una trama dall’accento noir, in cui troviamo, affianco ai tre uomini, un ispettore e un’agente della prima generazione di poliziotti con le mani pulite, ad indagare sulla morte dell’ Ombra, e Coco Aravena, ex rivoluzionario fallito che, prendendo il suo posto in quell’ultima audace azione, avrà finalmente un’occasione di riscatto. “E’ la storia di un gruppo di sconfitti – spiega Sepùlveda – perdenti che però hanno saputo conservare l’allegria, perché sanno per cosa hanno combattuto e perso e che difendono con coraggio una speranza futura”. Luis Sepùlveda nasce il 4 ottobre 1949. Nipote di un anarchico, all’età di quindici anni si iscrive alla Gioventù Comunista. Fece parte della guardia personale di Salvator Allende, venne arrestato e torturato a seguito del colpo di stato del generale Augusto Pinochet. Ora vive in Spagna, nelle Asturie. Esordisce nel 1989 con  Il Vecchio che leggeva romanzi d’amore. E’ anche regista di Nowhere e Corazonverde, entrambi prodotti nel 2002. Secondo lo scrittore “La storia ufficiale la raccontano i vincitori, quella vera non può che essere raccontata dagli scrittori”, per questo motivo sceglie di essere un uomo che racconta per resistere.