Roma, mercoledì 13 luglio 2011 – Greenpeace si oppone fermamente all’odierna decisione della Corte suprema di Sendai che conferma la condanna dei due attivisti giapponesi, Junichi Sato and Toru Suzuki, per aver denunciato gli scandali di corruzione della caccia baleniera.
Sato e Suzuki, noti come i Tokyo 2, si erano appellati lo scorso maggio contro la decisione della Corte di Aomori che nel settembre 2010 li aveva condannati per aver denunciato il traffico illecito di carne di balena svolto all’interno del programma scientifico di caccia baleniera. I due avevano intercettato scatole di carne di balena vendute sul mercato nero o regalate a membri dell’equipaggio. La decisione della corte d’Appello viene presa nonostante l’ammissione, nel dicembre scorso, da parte della stessa Agenzia per la pesca giapponese di episodi di corruzione tra i suoi funzionari e delle prove presentate dagli attivisti a supporto delle accuse.
«Il Giappone continua a chiudere gli occhi, rifiutandosi di indagare o condannare pratiche illecite ben note – afferma Junichi Sato, direttore esecutivo di Greenpeace Giappone e imputato al processo – , nonostante la stessa Agenzia per la pesca giapponese si sia scusata pubblicamente per episodi che hanno visto i propri funzionari accettare illegalmente carne di balena dagli operatori della flotta, in quantità ben superiori a quelle da noi denunciate. Il governo giapponese non può continuare a finanziare un programma di caccia alle balene inutile, costoso e non voluto».
Greenpeace si oppone a ogni caccia commerciale in tutti gli oceani del mondo. «L’inutile caccia baleniera del Giappone, nascosta dietro supposte ragioni scientifiche – sostiene l’organizzazione ambientalista -, ha già derubato gli oceani di troppe balene e sprecato troppi soldi dei contribuenti giapponesi. È ora che tali scandali vengano investigati all’interno della stessa Commissione baleniera internazionale, in questi giorni in corso a Jersey (nel Canale della Manica), insieme alle altre attività di corruzione di cui il Giappone è accusato».