Roma, martedì 6 maggio 2014 – La Juventus può finalmente festeggiare il terzo scudetto di fila dell’era Conte, che fa tre centri su tre. Ma la matematica conquista del tricolore non avviene sul campo casalingo dello Juventus Stadium al termine di Juventus-Atalanta. Avviene il giorno prima, quando una Roma priva di stimoli si lascia abbattere da un Catania motivato a inseguire la speranza salvezza. I giallorossi perdono per 4-1 e regalano così il Campionato alla Juve. Campionato che però era già saldamente in mano ai bianconeri che per tutto il girone di ritorno hanno tenuto a distanza una Roma spettacolare, in grande forma per gran parte della stagione. Con la vittoria sulla Roma per 3-0 all’andata (era il 5 gennaio 2014), la squadra di Conte aveva perfezionato la rimonta, andando avanti di 8 lunghezze. Per tutto il girone di ritorno la distanza non è più cambiata. Dopo la vittoria sull’Atalanta è adesso di 11 punti a due partite dal termine. Manca ancora lo scontro con i giallorossi, che sarà una gara simbolica per entrambe le contendenti, vogliose di battere l’avversaria per prestigio. Il Campionato non ha più nulla da esprimere se non la corsa per la salvezza, ancora tutta aperta per Sassuolo, Catania, Bologna e Chievo. E per l’accesso all’Europa League, dove l’unica posizione certa è quella della Fiorentina. La Champions è ormai determinata. Juventus, Roma e Napoli ci rappresenteranno nella massima competizione Europea.

Juventus-Atalanta ha rispettato il solito copione, che vede la Vecchia Signora sempre vincente in casa. Con la vittoria di ieri sono 18 su 18. Altro record incredibile. La squadra di Conte, pur presentando tanti rincalzi, non si è dimostrata fiacca e appagata. Gli stimoli per continuare a far bene non sono mancati ieri. La squadra tutta e non solo Conte vogliono i 100 punti per fissare un record che potrebbe essere difficilmente superato in futuro. Specie se il girone a 20 squadre sarà cambiato in un più comodo girone a 18 squadre (“per tutelare gli interessi di chi gioca le Coppe europee”, dice Marotta). In campo dal 1’ minuto si sono visti Storari, Peluso, Padoin, Ogbonna, Giovinco e Osvaldo. Conte ha impiegato un inedito centrocampo formato da Pogba, Padoin e Marchisio nel ruolo di Pirlo. La squadra però non è sembrata essere diversa dalla solita. La pressione sugli avversarti è stata notevole e molte le azioni di gioco pericolose da ascrivere a suo favore. Alla fine si sono contati 17 tiri verso la porta avversaria, ma solo 4 di questi nello specchio. Il gol alla fine lo ha realizzato Simone Padoin nella ripresa, smarcato da un prezioso velo di Tevez, che quando è entrato ha fatto la differenza in attacco. Il solito gol dell’ex (l’altro ex in campo era Peluso). Ma ci hanno provato a più riprese Osvaldo, Giovinco, Quagliarella, Tevez, e Pogba. Anche Denis e Brivio per la verità dalla parte opposta hanno provato a superare Storari, senza risultati apprezzabili però.

La grinta bianconera è stata coronata dal successo anche in questo caso. La vittoria della squadra è stata una vittoria soprattutto del tecnico, che non si dà mai per vinto e domo, fedele ormai all’immagine che ha dato di sé in questi tre anni. Questo nuovo scudetto è merito suo. Lui ha voluto fortemente la Juventus. L’ha condotta al successo inatteso nel primo anno. Ha bissato quel successo nel secondo anno. E ha saputo motivare una squadra identica a sé stessa con l’unica aggiunta di due nuovi interpreti in attacco. Senza la sua costante capacità di tenere concentrata la squadra, in un’annata che ha visto parecchi svarioni della difesa (gli ultimi e più dolorosi quelli contro il Benefica nella gara di Lisbona), non sarebbe arrivato il terzo riconoscimento di fila. La Juventus di Andrea Agnelli vive in simbiosi con il suo allenatore. È forgiata dal suo carattere e non può farne a meno (per il momento). Gli sforzi maggiori della società adesso andranno nella direzione di accontentare in tutto e per tutto il suo “lìder maximo”, per trattenerlo il più a lungo possibile. I tifosi bianconeri si devono aspettare dunque un grande mercato, le cui linee guida saranno chiare fin dalle prime battute, per attendere qualche rifinitura a settembre, dopo il mondiale e dopo che alcuni giovani si saranno messi in evidenza.