Roma, mercoledì 10 maggio 2017 – La Juventus è in finale e il 3 giugno sarà a Cardiff per giocarsi la sua nona Champions League, probabilmente contro il Real Madrid. Con la vittoria di ieri sera per 2-1 contro il Monaco ha chiuso il suo percorso europeo e in tre anni si giocherà due finalissime. Per Allegri è la certificazione di essere uno dei massimi allenatori al mondo. Simeone dell’Altetico Madrid ha fatto la stessa cosa negli ultimi anni, perdendo però entrambe le gare contro il Real Madrid. Solo Zindane potrebbe fare meglio di loro se questa sera supererà lo scoglio Atletico Madrid, conquistando 2 finali consecutive. Insomma è una gara tra record e numeri che vede le prime della classe quasi sempre primeggiare. Questo vuol dire che l’aspetto economico è importante. Avere la possibilità di acquistare i migliori talenti al mondo consente di essere poi i primi in quasi tutte le competizioni. Non esiste più il lato romantico di questo sport, dove la cenerentola del girone una volta poteva scalare la vetta e superare squadre meglio attrezzate. Oggi vince chi ha più soldi. Questo vuol dire che la Juventus, nella sua opera di ricostruzione dopo lo scandalo Calciopoli, ha saputo organizzarsi sotto l’aspetto finanziario e delle politiche di bilancio in modo tale da risiedere oggi, dopo circa 10 anni di ristrutturazione, tra le prime 8 squadre in Europa. Detto questo e fatti i meriti alla società, vanno ricordati anche i meriti dell’allenatore, che ha saputo assemblare con pazienza una squadra e un gioco proteiforme. La Juventus oggi è in grado di adottare differì soluzioni tattiche e di giocare sulla pelle dell’avversario, adattandosi come un camaleonte. Il dato però più entusiasmante è che si presenta bifronte. Difesa all’italiana, che alle volte può scivolare anche nel puro catenaccio, quando c’è da difendere il risultato, e attacco stellare e europeo, con un pressing totale a tutto campo per schiacciare l’avversario nella propria area, toglierli spazio e fiato e colpirlo. Tra questi due opposti, che la Juventus sa applicare con intelligenza e cinismo, c’è anche la ripartenza veloce, dovunque essa capiti. In difesa, a metà campo oppure nella tre quarti avversaria.

Con il Barcellona e con il Monaco è avvento questo. La gara di ieri si presentava abbastanza ostica. Jardim e i suoi non avevano nulla da perdere, quindi con un piede già mezzo fuori dalla Champions, avendo perso in casa per 0-2, era più che naturale, direi legittimo, che tentassero l’impresa. Di fronte però hanno trovato la Juventus. Almeno l’hanno trovata nel primo tempo! Dopo il palo iniziale di Mbappè a Buffon battuto, e questa è già una notizia, i bianconeri hanno creato almeno 9 palle gol importanti senza più rischiare in difesa. Hanno sprecato molto i vari Mandzukic, Dybala e Higuain, anche se in almeno un caso il Pipita aveva segnato regolarmente ed è stato fermato da un presunto, millimetrico fuori gioco. In gol però alla fine c’è andato Mandzukic che su un cross tagliato di Dani Alves, il migliore in campo, ha prima incornato di potenza, facendo compiere un mezzo miracolo al portiere monegasco e poi ha sospinto la palla in rete. Il raddoppio è arrivato al termine della prima frazione con un eurogol di Dani Alves che ha raccolto al volo un pallone scodellato in area da calcio d’angolo e allontanato dal portiere. In mezzo solo tanta Juve, bella a vedersi, ma anche in un certo senso frustrante per i tifosi. Assistere a tanta produzione di gioco per raccogliere poco mette i brividi, perché indice a ricordare la massima: gol sbagliato, gol subito! E difatti la Signora il gol l’ha subito in apertura di secondo tempo dal giovanissimo Mbappè su un’azione un po’ confusa nata dalla sinistra. Ma quando è avvenuto la Juventus aveva già la testa a Cardiff. Nel secondo tempo infatti gli uomini di Allegri non sono più entrati in campo. Hanno smesso di giocare e si sono semplicemente dedicati a difendere, senza troppa convinzione. La rete subita ha ridato un po’ di concentrazione, ma il secondo tempo è stato brutto e poco significativo.

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