Roma, giovedì 5 dicembre 2013 – E’ arrivato nelle sale il 28 novembre La mafia uccide solo d’estate, l’opera prima di Pierfrancesco Diliberto, più noto come Pif. Ex inviato delle Iene, poi conduttore de Il testimone, Pif, nel duplice ruolo di regista e attore protagonista, racconta le stragi mafiose degli anni 70 attraverso gli occhi innocenti di un bambino. Il piccolo Arturo cresce a Palermo come un bambino qualunque, tra feste di compleanno e i primi innamoramenti. Ma anche strage dopo strage: La Torre, Boris Giuliano, Dalla Chiesa, Falcone, Borsellino. Con uno schema che ricorda La vita è bella, il padre cerca di rassicurare il bambino, con una finta verità “Tranquillo. Ora siamo d’inverno. La mafia uccide solo d’estate.” Da adulto Arturo avrà il volto e la voce narrante di Pif. Con lui nel cast: Claudio Gioè, Barbara Tabita e la coprotagonista Cristiana Capotondi.

E’ dalla azzeccata intuizione dello sceneggiatore Marco Martani, che, dopo aver visto una puntata de Il Testimone incentrata sul tema della mafia, decide di contattare l’autore per sapere se ha altro materiale per poter sviluppare un lavoro adatto al grande schermo. Allora Pif, il quale aveva già intercettato il mondo del cinema come aiuto regista di Franco Zeffirelli nel 1998 e poi di Marco Tullio Giordana ne I cento passi, accetta la sfida. E’ l’occasione per raccontare cosa significa convivere con la mafia ad ogni stagione della vita, da fanciullesche illusioni a mature prese di coscienza. Come racconta Pif: “essere un bambino a volte conviene. Perché imiti i tuoi modelli, cioè gli adulti. E se per loro non ci sono problemi, non ci sono neanche per te.I problemi arrivano quando, un giorno, il bambino capisce che la mafia non uccide solo d’estate.”

Presentata in concorso al 31° Torino Film Festival, la pellicola, prodotta da RaiCinema e dalla Wildside, si aggiudica il premio del pubblico. Il film incassa un altro importante risultato nelle parole di Roberto Saviano, coraggioso autore di Gomorra: “Il film in diversi punti ha suscitato in me commozione, ma anche fuoriuscita dalla solitudine”. La forza sta’ nel raccontare con “sguardo leggero” una realtà drammatica, non senza ricordare “chi ha fatto resistenza, chi è caduto, chi ha lottato”. E continua lo scrittore: “c’è nel film l’insegnamento, [..]Pif non ha paura della morale in un film che è una favola. Ai bambini bisogna costruire attorno qualcosa per difenderli dal male, allo stesso modo il male va fatto comprendere.[..]Comprendere è la forma più profonda di difesa.”

Eleonora Angelini

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