Roma, domenica 4 giugno 2017 – Non ne va bene una, per Buffon. Così il portiere della Juventus commenta la sconfitta per 4-1 rimediata dal Real Madrid nella finale di Champions League. Due deviazioni su due tiri forse non impossibili condannano in parte la squadra di Allegri, che per la seconda volta in tre anni perde una finale. E adesso siamo a quota 7 finali perse su 9 disputate nel massimo torneo europeo. Un problema ci deve essere per forza. Buffon se la prende con il caso. Le due deviazioni ci sono e il gol di Casemiro, con il quale il Real era tornato in vantaggio, ha in effetti il sapore della beffa. Scagliato da distanza notevole, circa 45 metri, deviato dal tacco di Khedira, il pallone ha assunto una traiettoria strana e si è insaccato a fil di palo, passando a pochi millimetri dal guantone di Buffon. Quel gol ha sgretolato le certezze bianconere e aperto la difesa meno perforata della Champions come burro. Quel gol è arrivato al 12’ del secondo tempo, dopo che la Juventus era riuscita, nella prima frazione di gioco, a raddrizzare la partita giocando un buon calcio. Però è arrivato dopo alcuni minuti di sofferenza, con il Real stabile nella metà campo avversaria e la Juventus che si difendeva senza riuscire a organizzare una minima ripartenza, terrorizzata dalle furie bianche e con i suoi campioni che sembravano dilettanti. La paura li ha bloccati e non ha permesso che mostrassero il carattere e la forza, anche fisica, che li aveva portati in finale. Il Real Madrid è forte. Non c’è dubbio. Ma non è imbattibile. È la Juventus che è mancata nel secondo tempo, dopo aver fatto un primo tempo alla pari dei campioni spagnoli e aver recuperato il gol di Cristiano Ronaldo, arrivato sull’unico tiro in porta della squadra allenata da Zidane. Il gol di Mandzukic, una rovesciata dalla traiettoria beffarda, aveva regalato il pareggio ai bianconeri, che nei primi minuti erano sembrati anche più forti per il gioco espresso.

Tutto è cambiato, anzi crollato, nella ripresa e questo si spiega solo con un limite mentale e psicologico. La Juventus ha perso perché aveva paura di perdere, compreso il suo allenatore, che non ha saputo far fronte alla lettura della partita e dare sostegno ai giocatori nel momento più delicato. Nei primi 45’ minuti la Juventus ha giocato con il 4-2-3-1, mettendo in affanno gli avversari. Nella seconda parte, Zidane, che non è un genio della panchina e si avvale dei migliori giocatori al mondo (bisognerebbe vederlo allenare l’Atalanta), ha allargato il gioco sulle fasce e la scarsa lena di Mandzukic, Dybala e Dani Alves nel dare sostegno al centrocampo ha aperto spazi enormi per Modric e Izco, anche loro bravi giocatori, ma non irresistibili. Qui è mancato Allegri, che avrebbe dovuto cambiare modulo dopo i primi 10 minuti, avendo visto l’affanno del suo centrocampo. Un 4-4-2 o un 3-5-2 avrebbe permesso una maggiore copertura. La squadra invece è rimasta sfilacciata, non compatta e si è lasciata infilare facile. Tre minuti circa dopo il vantaggio di Casemiro è arrivato il secondo gol di Cristiano Ronaldo, che ha sfruttato un assist di Modric dal fondo e ha anticipato tutta la difesa, Chiellini e Bonucci compresi, siglando il 3 gol. La Juventus ha provato a imbastire una reazione, ma non ha condotto a nessun tiro in porta serio. Anzi ha comunque sofferto il Real che affondava quando voleva. È così arrivato anche il quarto gol di Asensio, entrato dalla panchina. Un passivo enorme che evidenzia il blocco mentale bianconero e il fatto che questa volta è venuto a mancare Allegri per primo. Con il timore non si va lontani. La gara ha però messo in evidenza anche che il centrocampo bianconero non è all’altezza. Non tanto per tecnica, ma per personalità.

Anche i giocatori più blasonati sono mancati. Dani Alves e Alex Sandro non hanno reso come avrebbero dovuto, Bonucci ha dettato poco il gioco dalle retrovie e Dybala non si è visto (e quelle poche volte che si è visto ha sbagliato passaggi facili). La corsa fluida dei madridisti non è imputabile ad una migliore preparazione, ma al fatto che i bianconeri erano bloccati, mentre gli altri erano spinti dall’entusiasmo. Insomma, la squadra di Allegri non è scesa in campo nel secondo tempo e la responsabilità è del tecnico. Ora è tutto da ricostruire. Il nuovo anno non potrà essere puntato di nuovo sullo scudetto. Se verrà andrà anche bene, ma l’obiettivo è portare a casa per una volta, visti gli sforzi e gli investimenti fatti, la Coppa. Per fare questo ci sarà bisogno dell’acquisto di alcuni campioni di razza, che possano contrastare sopratutto il centrocampo delle grandi squadre, che non staranno a guardare la Signora rinforzarsi.

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