Roma, martedì 20 novembre 2012 – Per una sera, la Roma torna a parlare spagnolo. Non c’è alcun riferimento a Luis Enrique e al suo gioco, tranquilli. Il gioco di Zeman è la sua antitesi. Parla spagnolo poiché si traveste da torero e lo infilza due volte. Due colpi di “pica” che stendono i granata, finora imbattuti in trasferta (1 vittoria e 4 pareggi).

Osvaldo dopo il igore segnato
Osvaldo dopo il rigore segnato

Primo tempo con poche emozioni, ma quelle poche sono state intense. La Roma si rende pericolosa da subito: all’8′ contropiede velocissimo di Lamela che serve Osvaldo il cui diagonale è alto. I capitolini fanno la partita, anche se i granata cercano di limitare gli spazi. Al 18′ Totti prova la conclusione personale con un gran diagonale di destro che finisce di poco a lato. I ritmi nella ripresa calano inevitabilmente. Ma il leit motiv è sempre lo stesso con la formazione di Zeman a cercare il gol.  E il gol arriva al 26′ grazie ad un rigore discusso. I successivi replay nel post-gara però riveleranno che effettivamente il contatto tra Marquinho ed Ogbonna c’è. Dagli 11 metri va Osvaldo che non sbaglia e porta in vantaggio i giallorossi. Il Torino non ci sta. Ventura è imbestialito per il rigore e si fa espellere dall’arbitro Guida. La Roma cerca il colpo del ko ma sbaglia tanto sotto porta, poi al 41′ arriva il gol della sicurezza di Pjanic, aiutato dalla deviazione di Gazzi. I giallorossi si scrollano di dosso le paure e le pressioni delle scorse domeniche e si gode la vittoria.

In una serata dove si gioca di lunedì serà, schiavi ormai del Dio televisione, in cui la Roma più equilibrata di sempre non prende gol per la prima, in cui la Roma mette a segno il suo primo rigore stagionale, allora vale tutto. Vale anche dire che la Roma sia un torero, l’Olimpico una corrida e il toro la vittima sacrificale per tornare alla vittoria.

Domenica prossima Zeman torna nella sua vecchia casa, a Pescara. Posto dove però i giallorossi non hanno mai avuto un’accoglienza da gran galà per usare un eufemismo. Ma la Roma deve trovare la continuità ed il boemo dovrà guardare al futuro e non al passato.