Roma, giovedì 17 marzo – Nessuno avrebbe mai immaginato una notte così da incubo per la Lazio, neanche il più catastrofico dei tifosi o degli addetti ai lavori. La Lazio è sempre pronta a stupire, nel bene o nel male. Memore del pareggio conseguito in terra ceca, la Lazio avrebbe potuto gestire la gara e affidarsi alle ripartenze per colpire gli avversari. E invece le solite amnesie difensive in 120 secondi hanno estromesso la Lazio dai quarti di finale in Europa League, battuta per 0-3 dallo Sparta Praga.

Sul banco degli imputati, non è una novità, la coppia difensiva Hoedt-Bisevac con quest’ultimo acquistato nell’ultima sezione di calcio mercato. Oltre all’attacco, un reparto completamente da rifondare, è la difesa il vero problema della formazione di Pioli. Escluso De Vrij, bloccato da un infortunio per l’intera stagione, il resto dei componenti della difesa laziale hanno dimostrato chiaramente di non poter, dal punto di vista tecnico, giocare in serie A. In ogni gara la Lazio è stata condizionata pesantemente dagli errori grossolani dei suoi difensori che a fine anno dovrebbero rassegnarsi a lasciare la Lazio. È tempo d’investimenti consistenti per la dirigenza laziale che, nella prossima sessione estiva di calcio mercato, dovrà acquistare calciatori di livello e non affidarsi a giovani scommesse oppure a calciatori a fine contratto.

Con qualche cessione eccellente, Candreva e Felipe Anderson, la Lazio avrà il denaro sufficiente per poter rilanciare una squadra che in questo campionato ha dimostrato di essere mediocre. Un compito arduo quello del presidente Lotito che, oltre a rilanciare le ambizioni della squadra, dovrà riconquistare la fiducia e la stima di un intero ambiente. È evidente lo scollamento tra la tifoseria laziale e il presidente Lotito, oramai preso di mira da una contestazione infinita che sta condizionando anche il rendimento della squadra, abbandonata soprattutto nelle mura amiche alla sua eterna mediocrità. Cambiare direzione con un nuovo tecnico di spessore e personalità, vedi Donadoni o Mihajlović, e consegnare una squadra degna alla città e alla tifoseria potrebbe cancellare le ruggini passate con l’intero ambiente. La Lazio è un patrimonio della sua gente e dell’intera città per la storia e per i successi passati.

Oltre alla Lazio, in settimana le formazioni italiane hanno ceduto il passo al resto d’Europa nelle varie competizioni europee. Un segno tangibile della mediocrità del campionato italiano, confinato a essere secondario rispetto a quello spagnolo, inglese e tedesco. Oltre agli investimenti, del tutto inappropriati rispetto alle grandi formazioni europee, il problema maggiore del calcio italiano è il settore giovanile, troppo spesso vituperato da un comportamento quasi ostile dei dirigenti calcistici, affetti oramai dall’esterofilia.

La Lazio è scesa in campo con il 4-2-3-1 con Marchetti tra i pali e la difesa presidiata da Konko, Bisevac, Hoedt e Lulic. Coppia centrale di centrocampo con l’arduo compito di costruire e spezzare il gioco composta da Biglia e Parolo, quest’ultimo l’ombra di se stesso rispetto alla straordinaria stagione disputata lo scorso anno. Sulla trequarti spazio a Keita, Mauri e Candreva, anche esso fuori condizione e dal gioco. In attacco spazio a Klose, dopo la doppietta firmata in campionato contro l’Atalanta.

La gara

Pronti via, Candreva ruba palla a Costa in area di rigore e impegna severamente Bicik che salva il risultato. La Lazio appare viva e determinata, ma alla prima occasione degli ospiti capitola: Bisevac non riesce a rilanciare l’azione offensiva e serve Dockal che batte Marchetti. Neanche il tempo di riorganizzarsi e di nuovo la Lazio compie l’ennesimo erroraccio con Hoedt che consente a Krejci di realizzare il raddoppio per lo Sparta Praga. In dodici minuti la Lazio getta la qualificazione ai quarti di finale; il resto sarà tanta buona volontà e mediocrità che consentirà agli ospiti di realizzare il terzo gol allo scadere della prima frazione di gioco con Julis e alla Lazio, malgrado le continue puntate in area avversaria, di non trovare mai il pertugio per battere Bicik.

Nella ripresa, sotto di tre gol, la Lazio prova a cambiare le sorti dell’incontro inserendo Felipe Anderson e Matri al posto Mauri e Klose, ma il risultato rimane immutato. La Lazio sbuffa, attacca ma la mira dei laziali e la vena dell’estremo difensore ospite negano la marcatura ai laziali che cedono la gara con un pesante passivo.