Roma, martedì 10 ottobre 2017 – Nel pomeriggio di oggi Puigdemont, il presidente del Consiglio della Catalogna potrebbe dichiarare l’indipendenza della regione dallo Stato spagnolo e formare, o provare a formare, una nazione autonoma. Il governo centrale ha già dichiarato che non riconoscerà la decisione del Parlamento catalano, così come non ha riconosciuto il referendum e ne ha impedito lo svolgimento. Anche la Francia ha dichiarato che non riconoscerà la Regione catalana come stato autonomo. E sulla stessa lunghezza d’onda, anche se le dichiarazioni sono state più caute, è la Commissione Europea.

La scelta di Puigdemont e di una parte dei catalani è azzardata. E non condivisibile fino in fondo. La Catalogna non è il Kurdistan. I catalani non sono privati dei diritti costituzionali fondamentali. Non sono oppressi dalle tasse. Non subiscono discriminazioni in Spagna come in altri contesti nazionali. Non si capisce quindi il motivo di una così seria e tremenda richiesta. È una questione di orgoglio? Non si direbbe. Primo perché non sono tutti uniti e non c’è univocità di intenti. Come ha dimostrato la recente manifestazione in favore dell’unità del Paese. Non tutti quindi vogliono abbandonare la Spagna. Secondo perché si può essere catalani, e con orgoglio, pur continuando a condividere i valori costituzionali della Spagna.

Lo strappo è incomprensibile e inutile. Non serve alla popolazione e non ne migliorerà le condizioni economiche. Sarà anzi il contrario. Se mai dovesse realizzarsi, la frattura ne peggiorerà le condizioni di vita, anche perchè si vedrebbero annullare tutte le concessioni ottenute in questi ultimi 40 anni dal Governo centrale. Senza contare che non entrerebbero nell’euro visto che la Spagna, che ha diritto di voto, non darebbe il suo assenso. E la crisi economica e la svalutazione si abbatterebbe inevitabilmente sulla nuova moneta catalana e sulla Regione, impoverendo tutti. Non a caso le banche e le grandi compagnie, il volano dell’economia, incominciano a lasciare il territorio. Quello portato avanti dal Parlamento catalano è un azzardo sulle spalle dei catalani che deve essere fermato. Questa volta noi stiamo con il diritto, stiamo con la Spagna.