Roma, mercoledì 25 giugno 2014 – Un’Italia poco coraggiosa lascia il Mondiale senza avere nemmeno provato a combattere. Quella vista nella fase a gironi della Coppa del Mondo è stata forse la peggiore delle squadre azzurre possibili, insieme a quella di Lippi nel 2010. Anche nel match decisivo di ieri contro l’Uruguay è prevalsa la paura. Gli undici di Prandelli hanno voluto fare possesso palla ma non hanno fatto gioco. Hanno atteso la reazione degli avversari senza provare mai a colpire la squadra di Tabarez, che dopo l’iniziale sconfitta con il Costarica ha vinto le due successive partite e quindi meritato di passare il turno. Anche se contro l’Italia è stata favorita da due sviste arbitrali. L’espulsione di Marchisio per rosso diretto e la mancata espulsione di Suarez per aver morso, o tentato di mordere, Chiellini. Da parte sua l’Uruguay può forse recriminare per un rigore su Cavani non dato dall’arbitro, la cui direzione è stata macchiata da decisioni discontinue nella parte centrale della partita; spesso in sfavore dell’Italia.

L’Uruguay non ha creato molto più gioco della squadra di Prandelli. Impaurita e contratta, si è affidata alle giocate di Suarez, che contro la difesa della Juventus non ha avuto quella libertà di gioco che gli avevano lasciato gli inglesi. Per il resto la squadra di Tabarez, vecchia conoscenza del calcio nostrano, si è affidato al classico gioco italiano. Difendi e colpisci in contropiede. Ha messo in luce degli ottimi difensori (Godin, Jimenez) e un Cavani utilizzato in marcatura fissa su Pirlo (uno spreco assoluto), per neutralizzare il genio azzurro. L’Italia, se solo avesse voluto, avrebbe potuto affondare i denti contro i sudamericani (in senso metaforico e non reale come ha fatto per la terza volta in carriera Suarez), superandoli con le giocate di classe di Pirlo, Marchisio e Verratti. Quest’ultimo almeno nella prima frazione di gara ha sfoderato colpi di talento, umiliando Suarez e Cavani e facendo sobbalzare il cuore a tecnico e spettatori. Per lo meno però ha mostrato di avere coraggio nel fare giocate belle e eleganti anche in zone a rischio a pochi metri dall’area di rigore azzurra. È il cuore quello che è mancato a Prandelli, che in campo ha voluto una squadra algida e contratta. Questo lo ha portato alla disfatta e alle meritate e irrevocabili dimissione, che tutti gli italiani, dopo le belle prove all’Europeo e in Confederation Cup, adesso accettano con sollievo. Così come con gioia quasi brasile ira scaricano Balotelli, quasi reo di tutti mali.

Si può anche trovare qualche alibi per la pessima figura fatta dagli azzurri in Brasile. Il caldo eccessivo e l’errore di far giocare le partite all’una. Gli arbitri non all’altezza del compito. La fatica con cui altre squadre europee stanno affrontando il Mondiale in Brasile. Ma le cose sarebbero state diverse se gli azzurri si fossero spinti in avanti cercando la vittoria e non il pareggio. Il gioco di Prandelli invece era chiaro. Aspettare le mosse degli avversari, che a loro volta non volevano scoprirsi e quindi volevano aspettare le mosse degli italiani. A parte un paio di giocate di Suarez, e due grandi interventi di Buffon, altro il fuoriclasse del Liverpool non ha fatto. Segno che le difese italiane sono più blindate ed efficaci di quelle inglesi. Tutto è saltato con l’espulsione di Marchisio, che ha colpito l’avversario nel tentativo di fare una veronica e superarlo. Rosso diretto secondo l’arbitro messicano e Italia in dieci quasi mezzora di gioco. A quel punto Tabarez ha incominciato a mettere in campo tutte le punte che aveva a disposizione. Se non ci fosse stata quell’espulsione eccessiva, probabilmente sarebbe finita in un pareggio. Anche perché il gol della vittoria finale è arrivato da corner, dove Godin ha colpito di spalla-testa la palla che ha superato Buffon. E anche con un uomo in meno l’Italia faceva paura agli uruguagi, e negli ultimi 8-9 minuti, quando la squadra di Prandelli ha reagito per cercare di recuperare, ha messo in difficoltà gli avversari, incapaci di contrastare gli azzurri a centrocampo.

Prandelli ha sbagliato e merita di uscire e di lasciare il ruolo di CT. Ci vuole coraggio in certe situazioni e anche una buona dose di spensieratezza. Quella che ha avuto l’Olanda contro la Spagna per esempio. O il Costarica contro l’Uruguay. Gli azzurri invece, come spesso accade, vanno al Mondiale con le tattiche di sopravvivenza già ben assimilate, invece di pensare a giocare. E questo come spesso accade ci fa fare figuracce. Sarebbe ora di cambiare mentalità. Essere aggressivi e voler imporre il proprio gioco sempre. Poi se si perde per lo meno si è espresso un buon calcio. Basta con i tatticismi mentali. Non è dignitoso.

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