Roma, venerdì 19 maggio 2018 – L’Italia è un paese per vecchi. Lo dicono i dati Istat del report pubblicato oggi “Il futuro demografico del Paese – Previsioni regionali della popolazione residente al 2065”. Secondo lo studio, la sopravvivenza degli italiani è in aumento, una previsione di crescita della vita media di oltre 5 anni, fino a un massimo di 86,1 anni per gli uomini e di 90,2 per le donne, arrivando a superare, per la prima volta, il tetto dei 90. L’apice dell’invecchiamento, secondo le stime effettuate, interesserà il nostro paese nel 2045-50, quando gli ultra sessanta-cinquenni saranno il 34% del totale della popolazione. Nulla di sorprendente considerando molti fattori, tra cui l’aumento di migliori condizioni di vita che ormai ci portano a vivere più a lungo. Ma questo quadro, purtroppo, è accompagnato da un’ulteriore previsione dell’Istat che calcola un un progressivo calo della popolazione italiana.

Fra 47 anni, infatti, saremo 54,1 milioni – sei milioni in meno di abitanti – un trend negativo che trova conferma nel rapporto tra nascite e morti registrato negli ultimi anni (-183 mila secondo i dati Istat del 2017). Nel 2017 i decessi sono stati 647 mila, ben 31 mila in più rispetto al 2016. Gian Carlo Blangiardo, docente di Demografia all’Università di Milano Bicocca, intervistato da Il Foglio, ha dichiarato: “Se ora ci sono 183 mila morti in più rispetto ai nati, nell’arco di 4 decenni arriveremo ad avere 400 mila nati e 800 mila morti. Insomma un paese in cui prosperano le agenzie per onoranze funebri ma si vendono pochissimi fiocchetti colorati. Anno dopo anno è un continuo record al ribasso. Tutto ciò sostiene un’affermazione importante: si invecchia rapidamente.

Se l’età della media della popolazione è circa 44,9 anni arriverà a 50 anni nel 2065, e questo vuol dire che la componente anziana va a crescere. Vuol dire non solo un carico maggiore per il sistema previdenziale, ma anche la necessità di dotarsi di un sistema sanitario che faccia in modo che a un certo punto qualcuno non pensi che sia preferibile togliere di mezzo qualche anziano, piuttosto che affrontare un costo crescente”. La condizione più grave secondo l’Istat è del Mezzogiorno che vive una fase di “spopolamento” destinata a peggiorare. Nel breve, nel medio (2025-2045) e nel lungo periodo (2045-2065) si prospetta un bilancio demografico sempre negativo per il Sud Italia. I risultati dello studio dell’Istituto di statistica sono consultabili sul sito dati.istat.it e sul sito tematico demo.istat.it.

Laura Marti