Roma, martedì 7 giugno 2011 – È ufficiale. Santoro lascia per la seconda volta la Rai. La prima volta era successo nel 1996, quando per tre stagioni condusse su Italia 1 il programma Moby Dick (lavorando quindi per B.). Dal rientro in Rai il giornalista è stato la spina nel fianco del Cavaliere e del centrodestra, ma anche del centrosinistra, quando era al Governo. Adesso, dopo una stagione di veleni e boicottaggi da parte dell’azienda di riferimento, che a settembre si rifiutò di firmare i contratti di Travaglio e Vauro, Santoro ha deciso di fermare la folle roulette di ripicche, telefonate in diretta, mancata pubblicità, lotte intestine tra colleghi conduttori.

«La Rai e Michele Santoro – si è potuto leggere in una nota emessa dai piani alti di Viale Mazzini nella giornata di ieri – hanno convenuto di risolvere il rapporto di lavoro, riservandosi di valutare in futuro altre e diverse forme di collaborazione». Si tratta del preludio del passaggio del conduttore a La 7, che si sarebbe dovuto annunciare nella conferenza stampa di oggi nei locali della Rai. All’incontro avrebbe dovuto partecipare anche il direttore della seconda rete Massimo Liofredi, ma la dirigenza ha negato il permesso di utilizzare i locali (ultimo sgarbo o mossa di marketing?). Santoro farà l’annuncio durante l’ultima puntata, prevista per giovedì prossimo. Probabile il record di share.

Cambia qualcosa per i telespettatori? Poco o niente. Michele Santoro avrà uno spazio da gestire in tutta tranquillità su La 7, che, dopo aver rialzato gli ascolti del prime time e del tg delle 20 con l’arrivo di Mentana, potrà contare su un fuoriclasse come il conduttore di Annozero. L’amministratore delegato della rete Giovanni Stella, in un’intervista rilasciata a “la Repubblica”, ha fatto sapere che Santoro non avrà la possibilità di sperimentare nuovi format, ma dovrà realizzare un programma tale e quale a quello che si è appena concluso. Possibilmente con gli stessi indici di ascolto, a cui una grossa mano ha dato anche l’ottusa guerra interna dell’ex Dg Masi (tanto che sembrava che i due si fossero messi d’accordo). Dunque i telespettatori affamati di news dovranno solo cambiare canale: da Rai 2, che sarà più povera di entrate pubblicitarie, a La 7 che incasserà di più.

La voce di Santoro, così fastidiosa per B., non sarà spenta. Anzi avrà ancora maggiore libertà di manovra. Suo probabile sostituto in prima serata potrà essere Paragone, oppure un altro commentatore gradito al Cavaliere. Magari Feltri o Belpietro. È più probabile però che la rete cercherà di infastidire Santoro, opponendogli grandi film o grandi fiction, piuttosto che rischiare di mandare al linciaggio mediatico conduttori non all’altezza. La nota positiva è che in Italia è in crescita un terzo network (sembra tra l’altro che il Gruppo Debenedetti voglia rilevare quote della proprietà) che facendo concorrenza seria a Rai e Mediaset può far crescere i contenuti e i programmi della televisione nel nostro paese. La nota negativa è che da tutta questa vicenda esce sconfitta solo la televisione di Stato, che si impoverisce di professionalità, ma anche di ascolti e quindi di incassi pubblicitari.