Roma, martedì 15 gennaio 2013 – A ricoprire il ruolo di protagonista indiscussa della scena è Nancy Brilli, affiancata da Fabio Bussotti, Claudio Castrogiovanni, Maximilan Nisi, Fabio Fusco e Andrea Paolotti. Il «cast di attori molto capaci», che calcano le scene di Alessandro Chiti e vestono i costumi di Nicoletta Ercole, regala uno spettacolo che, oltre a sancire l’esordio registico di Marini nel pianeta del drammaturgo veneziano, non ha «mancato di esercitare nel tempo, proprio come la sua protagonista, una certa misteriosa malia incantatrice». Secondo il regista, l’opera sarebbe stata storicamente apprezzata per la sfumatura di malinconia e dolore che mal si cela dietro la tenera scorza della comicità e del riso. E in effetti, quella di Goldoni, riprendendo Petronio, è un’opera che non poteva nascere che da quell’adesione sentimentale e morale alla borghesia veneziana, da quella concezione della commedia come genre sérieux, da quel ripudio della virtù vietamente retorica. Un’opera che costituisce un trattato lucido e impietoso sull’egotismo, sulla «battaglia di narcisismi», sulla lotta tra i sessi che da sempre predilige la sfera amorosa come terreno di scontro.
Dove l’Amore nel farsi finzione innesca un pericoloso, ipocrita gioco di relazioni, all’insegna della rivalsa, dell’opportunismo, del calcolo. Eppure Goldoni definì “La Locandiera” «la più morale, la più utile, la più istruttiva» fra tutte le sue commedie. E l’immagine di Mirandolina cui la commedia rimanda, l’ammaliante locandiera che pare ambire innanzitutto alla conquista dei cuori di tutti i suoi clienti dalle pressoché nulle qualità morali, si rivela essere più complessa, e il suo, un personaggio dal singolare acume. Proprio attraverso l’immagine di una donna che subordina ogni motteggio ed ogni moina al proprio lavoro, Goldoni sembra offrire attraverso il teatro il primo grande ritratto di donna “moderna”. Un ritratto che pare non piaccia del tutto a Nancy Brilli, che nell’interpretare Mirandolina dichiara di non apprezzare «che la protagonista agisca quotidianamente per il proprio tornaconto». Ma Mirandolina, strizzando l’occhio al pubblico e alla storia, mette a tacere ogni critica sul suo conto, imponendosi quale soggetto attivo di una storia tutta al maschile.
Mariangela De Maria