Milano, martedì 5 febbraio 2013 – Il progetto nasce da una mostra realizzata alla fine del 2006, quando queste sculture in ceramica erano semplici immagini bidimensionali che partendo da schizzi diventavano tridimensionali, grazie ad un programma di modellazione 3D. Ma l’intento di Giacon è cambiato: vuole rappresentare un mondo fatto di personaggi malati, dei “Toys” che, a differenza di quelli che popolano “Toy Story”, vivono un’esistenza infelice, imbruttiti, umiliati da un mondo che non sa più cosa farsene, corrotti dal Pop, un’entità triturante e senza coscienza, ben distante dalla Pop Art di Andy Warhol. La direttrice della Triennale Design Museum spiega: “Le nostre mostre nascono con l’intento di offrire inediti sguardi su progetti, temi, tecniche e lavorazioni con una particolare attenzione a dialoghi e scambi tra contemporaneità e tradizione, serialità e artigianato”.

Massimo Giacon intende così portare dalla bidimensionalità alla tridimensionalità elementi visivi tipici dei suoi fumetti. Il risultato: opere meditative e tragiche che all’apparenza risultano gioiose e ironiche. Ad occuparsi della selezione delle ceramiche la Superego editions, mentre l’autore, intento a spiegare la scelta del titolo, chiarisce il perché vuole renderli vere e proprie sculture e non solo opere figurative. “I miei giocattoli sono ammalati di noi, come dei moderni martiri che subiscono la corruzione e il nostro malessere, ci guardano con aria dolente dai fogli delle mie stampe, dai miei disegni su carta, chiedendosi cosa mai è successo e perché le cose sono andate così malamente. Sono personaggi pop ma allo stesso tempo anti-pop. Ecco perché sono usciti dai disegni bidimensionali per trasformarsi in oggetti tangibili. E’ come se loro stessi non riuscissero a restare confinati in un ambiente tanto angusto. Forse diventando oggetti perdono un po’ delle loro angosce”. Insomma… Una mostra che ha tutta l’aria di essere un successo assicurato.

Simona Berca