Roma, lunedì 31 agosto 2015 – Era dai tempi di Ferrara, Del Neri e Zaccheroni che non si vedeva in campo una Juventus come quella di ieri pomeriggio all’Olimpico. Tesa, nervosa, incapace di reagire e di avere un sussulto di orgoglio. Ma soprattutto una Juve impaurita e senza carattere. E soprattutto (ma quanti soprattutto bisognerebbe ancora aggiungere) senza gioco. La sconfitta in casa con l’Udinese ha lasciato il segno. Ha tolto certezze ai bianconeri. Come gliel’ha tolte il precampionato, dove la Vecchia Signora si è misurata con squadre tutte più in forma e ha rimediato solo brutte figure. La vittoria in Supercoppa contro la Lazio non conta. Al di là dei campioni che Allegri ha perso, la squadra non ha più testa e carattere e contro la Roma di Garcia – che finalmente si prende una bella rivincita dopo due anni di sconfitte – è stata inerme. Ha aspettato l’esecuzione senza reagire. Si è buttata via senza combattere. Colpa anche dell’allenatore, che ha riproposto Padoin come play basso alla Pirlo. Ma il buon soldatino non ha le capacità tecniche e mentali per caricarsi sulle spalle la squadra. E così la circolazione di palla che l’anno scorso ha incartato anche il Real Madrid e ha messo in difficoltà perfino il Barcellona è evaporata nel nulla. Il gioco è stato palla lunga e pedalare, forse. Ne sono usciti alla grande i difensori e i centrocampisti giallorossi e anche gli uomini di fascia, che pure avevano molto faticato contro il Verona. La vittoria romanista di ieri finirà per ingannare la stessa squadra vincitrice. In campionato non saranno tutte così abbordabili e remissive.

La Juventus ha schierato il solito 3-5-2, modulo ormai consono e collaudato, ma che non ha funzionato. La linea difensiva era composta da Bonucci, Chiellini e Caceres. In mezzo Sturaro, Padoin e Pogba. Sulle fasce Lichsteiner e Evra. In attacco coppia inedita Dybala- Mandzukic. Chi salvare dallo tsunami? Forse Caceres e Dybala, per quella grinta in più che hanno messo. E i soliti Bonucci e Chiellini. Per il resto uno sfacelo. Compreso il numero 10. Il francese è stato troppo lezioso come al solito. Troppo nervoso. Troppo impreciso. Troppo arrogante. Troppo inabile a essere leader. Un po’ di panchina tornerebbe a fargli bene. La Roma ha meritato in tutto. E anche il forcing finale è avvenuto solo perché ha tirato i remi in barca, dopo aver realizzato il doppio vantaggio e aver costretto la Juventus a giocare in 10 per l’espulsione di Evra. Psicologicamente era sicura di vincere contro una squadra che a sua volta era psicologicamente in difficoltà. Poi è avvenuto che Keita regalasse una palla sulla trequarti a Sturaro e lì si sono scatenati Pereyra e Dybala, mostrando che il potenziale c’è, ma bisogna farlo fruttare. Sul finale il portiere della Roma è stato bravissimo a impedire che Bonucci infilasse il gol del pareggio su calcio d’angolo. La cabbala vuol dire molto e se la scorsa stagione Allegri è stato spesso baciato dalla fortuna, quest’anno sembra che tutto giri per un altro verso.

Ad ogni modo pare che il tecnico non sia troppo preoccupato dall’attuale situazione che vede la Juventus a zero punti dopo due gare di campionato (cosa che le statistiche dicono non accadeva da 103 anni). Intanto una parola va spesa sul marcato. Persi tre uomini come Pirlo, Vidal e Tevez, la Juventus aveva tutto il tempo di trovare una giusta via d’uscita per sostituire una parte importante dell’ossatura della squadra. Soprattutto per trovare una valida alternativa a Pirlo e al 3-5-2. Allegri è da un anno che chiede un trequartista per il suo gioco. E questo non è arrivato. E anzi la beffa che lo Schalke 04 e Draxler hanno confenzionato alla squadra nell’ultima settimana utile di trattativa è sintomatica di un mercato condotto forse con troppa supponenza. Dei nuovi ieri si è salvato solo Dybala (anche se Coman nelle due gare ufficiali sostenute aveva giocato meglio di lui). Male Mandzukic, senza voto Cuadrado. Non pervenuti Zaza, Rugani e Alex Sandro. La dirigenza aveva intenzione di sostituire Pirlo con Marchisio, che in effetti la scorsa stagione nella stessa posizione non aveva demeritato, ma non ha pensato a come sostituire Marchisio in caso di infortunio. Errore madornale. Insomma, per il momento la Juve non ha gioco, quindi non conta quanti campioni metti in squadra, ma come tessi la tua ragnatela.

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