Roma, lunedì 8 luglio 2013 – Con l’arte si reagisce alle crisi dei nostri giorni. È questo il claim che accompagna la nuova edizione del Romaeuropa Festival, in programma dal 25 settembre al 24 novembre in ben 12 diverse location della Capitale. The Art Reacts è infatti il titolo del festival di arti performative, e non solo, tra i più importanti e conosciuti in Italia, che quest’anno festeggia con 28 candeline. E Roma come sempre reagisce insieme al Romaeuropa, in partnership con Telecom Italia, vivendo due mesi, o meglio 76 giorni, di spettacoli e eventi. E i numeri sono tutti da record. 41 appuntamenti, di cui 16 in prima italiana e 27 opere nella mostra Digital Life, alla sua quarta edizione con il titolo Liquid Landscapes. Saranno 67 i protagonisti della scena contemporanea internazionale, come Thomas Ostermeier, Romeo Castellucci, Jan Fabre, Antonio Latella, Emanuel Gat, Sasha Waltz, Guy Cassiers, Ryoichi Kurokawa, Mattia Casalegno, Paul Thorel, solo per citare alcuni degli artisti, invitati «perché – spiega lo storico direttore artistico Fabrizio Grifasi – offrano il loro sguardo sull’uomo del nostro tempo, con le sue contraddizioni, attraverso forme ed estetiche molto diverse, quasi che la molteplicità sia la cifra unificante di quel momento imprendibile che definiamo contemporaneità».

L’arte reagisce, interpreta, reinterpreta, spinge ad agire e a rischiare. Ma soprattutto spinge a pensare. A questo mirano i lavori teatrali di due esponenti italiani e romani, presenti al Festival, e che anzi il Romaeuropa ha contribuito negli anni a mettere sempre più in evidenza. In collaborazione con il Teatro di Roma, ma sul palcoscenico del Palladium, arriva infatti Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni di Antonio Tagliarini e Daria Deflorian. Una esplorazione disincantata, ironica e surreale della crisi che dalla Grecia si fa globale. La presenza di questo duo è il segno del rinnovato interesse da parte di Romaeuropa per la drammaturgia italiana più innovativa, che si ritrova anche in Pictures of Gihan di Muta Imago (al Teatro Quarticciolo), azione teatrale che ricompone le tracce dell’avventura della primavera araba. Altra importante presenza romana sarà quella del collettivo il collettivo Santasangre, in scena al Teatro Vascello, che trasforma un gioiello della musica da camera del secolo scorso, Harawi di Olivier Messiaen, in un spettacolo di teatro musicale sulla calda luminosità dell’amore, nell’orizzonte cupo e alienato delle metropoli contemporanee.

La collaborazione con Telecom Italia, espande il Festival all’universo del web con la rassegna Metamondi, spettacoli in streaming live e on demand sul sito telecomitalia.com. Il servizio permette allo spettatore di interagire, aprendo così i teatri alle forme di comunicazione in tempo reale di internet. Metamondi accompagna il Festival fin dall’inaugurazione con The Goldlandbergs, l’ultima creazione di Emanuel Gat, che prende le mosse dall’universo sonoro e musicale di Glenn Gould per narrare la vita attraverso le relazioni umane. Tema che attraversa anche Continu, elettrizzante lavoro di Sasha Waltz, tra le coreografe che sta più imprimendo la sua cifra sulla danza contemporanea. In Metamondi anche Dada Masilo’s Swan Lake. Nel frattempo al Teatro Eliseo arrivano due creazioni epocali di Jan Fabre, spettacoli dove l’arte contemporanea si fa teatro, che hanno affermato l’artista belga a livello mondiale e, dopo trent’anni dal debutto, da lui rimessi in scena con gli straordinari interpreti, attori e danzatori, della sua compagnia Troubleyn. Sempre all’Eliseo, in prima nazionale Die Wohlgesinnten, un lavoro di Antonio Latella ispirato al romanzo shock Le benevole di Jonathan Littell e che vedrà in scena la compagnia della Schauspielhaus di Vienna.

La scommessa della nuova edizione si sviluppa attraverso DNA, rassegna curata da Annalea Antolini, che per il primo anno si affaccia sul panorama internazionale e vuole centrare l’attenzione su una nuova generazione di danzatori, capaci di leggere e raccontare il mondo contemporaneo attraverso nuove estetiche e nuovi sguardi. DNA affiancherà agli artisti italiani coreografi provenienti da Spagna, Olanda e Québec. Protagonista del Festival è anche la musica, articolata in diverse forme espressive: al Palladium in prima italiana Aliados, opera di teatro musicale degli argentini Sebastian Rivas e Esteban Buch, un vibrante apologo sulla memoria, infiammato dalla fusione di musica acustica ed elettronica in tempo reale. Tra musica, teatro, narrazione e immagine, si muove invece The Bush di Diego Buongiorno con la cantautrice Thony insieme a lui sul palco. Elettronica di tutt’altro genere è prevista invece con la rassegna Sensoralia al Brancaleone, dove nuove tendenze e cultura underground si fondono nello storico club romano dedicato alla dance con Alva Noto e Byetone, Martux_M e Luca Brinchi (Santasangre), Quiet Ensemble, Ninos du Brasil, e Nico Vascellari, i giovani Kutso e Carla Bozulich.