Roma, lunedì 12 novembre 2018 – Razionalizzare l’utilizzo del personale di polizia per le scorte, ma senza tagli indiscriminati. Così Libertà e sicurezza, il sindacato degli operatori della polizia di Stato collegato all’Ugl, accoglie il progetto di ridurre i dispositivi di scorta.

«Oggi – spiega Pasquale Guaglianone, del direttivo nazionale del sindacato – ci troviamo in un contesto socio-politico profondamente mutato rispetto a qualche decennio fa, quando lo Stato ha dovuto necessariamente proteggere molte personalità giudicate ad alto rischio. Ora, in effetti, questo provvedimento ben si colloca una revisione dei criteri di assegnazione delle scorte nell’ottica di ottimizzare le risorse economiche ed umane attualmente messe a disposizione delle personalità protette».

Secondo lei, quindi, il mutamento delle condizioni che lei ha ricordato porta a una conseguente riduzione delle scorte?

«Quando si parla di scorte molta confusione viene generata da discorsi qualunquisti di chi grida allo scandalo ed alla necessità di tagliare le spese di quello che a molti cittadini sembra essere un assurdo privilegio. Da un lato è vero che un servizio di scorta comporti un impiego di risorse sia in termini di personale impegnato sia di vetture impiegate non indifferente, con i costi che ne conseguono; tuttavia è altrettanto ovvio che i non addetti ai lavori non sappiano nemmeno la differenza tra un’auto in servizio di scorta ed una cosiddetta “auto blu”».

E inoltre, come non ricordare l’altissimo tributo di sangue costato a questo Paese dagli anni del terrorismo in poi?

«Infatti, tutti dovremmo ricordare l’alto prezzo pagato dalle forze dell’ordine in termini di vite umane proprio per tutelare le personalità destinatarie di protezione. E’ proprio grazie a questi operatori se oggi nel Paese viene garantita la legalità nel senso più alto del termine e benché il numero delle persone sottoposte a protezione in Italia sembri spropositato in confronto agli altri Paesi del mondo, non possiamo che evidenziare che la storia recente della nostra Repubblica è ricca di tragici eventi».

Quali sono, oggi, le cifre relative al servizio delle scorte?

«Le scorte oggi autorizzate impiegano complessivamente 2.072 unità delle forze dell’ordine: si tratta di 910 poliziotti, 776 carabinieri, 290 finanzieri e 96 operatori della polizia penitenziaria».

Secondo lei, come si dovrebbe strutturare la razionalizzazione annunciata dal governo?

«Se di razionalizzazione dobbiamo parlare, non possiamo che iniziare dal ruolo dei finanzieri. La Guardia di Finanza, istituita per ben altri compiti, a nostro parere, potrebbe certamente impegnare questa aliquota di personale per combattere i reati finanziari o il diffuso abusivismo, tanto per citare alcune emergenze italiane, e lasciare il compito delle protezioni agli altri Corpi dello Stato».

Quando si parla di scorte, l’opinione pubblica non sempre è a conoscenza di tutti i particolari, specialmente quelli più tecnici. Ad esempio, non tutti sanno cosa sia un dispositivo cosiddetto di terzo livello, elemento molto importante. Ce lo vuole spiegare?

«Certamente. Per la protezione di molti magistrati, per esempio, è assegnato un solo operatore delle forze dell’ordine, il quale si trova costretto a collaborare con autisti giudiziari (cioè personale civile) che di tecniche operative e di scorte ne sanno ben poco. Questo livello di protezione è il cosiddetto “terzo livello”. Ebbene, questo livello necessita di essere razionalizzato urgentemente. Infatti, riteniamo che sia giunta l’ora per la politica di prendere decisioni, in un senso o nell’altro: o per garantire l’adeguata protezione agli attuali destinatari di tali misure di sicurezza o stabilire che non necessitano di alcuna protezione. Una scorta non può essere considerata uno sfoggio di potere, uno status symbol. Se la scorta deve essere mantenuta è solo perché il soggetto è effettivamente ed oggettivamente bisognevole di essere scortato dallo Stato. Altrimenti, se deve essere soltanto una ostentazione, un esercizio di esibizionismo da parte di chi non ne ha più la necessità, essa deve revocata. Aggiungo: se il soggetto vuole continuare ad essere scortato, si paghi la scorta con i suoi soldi e non con quelli degli italiani».

La Ugl-Les, che posizione prenderà sul provvedimento di razionalizzazione delle scorte?

«Ugl-LeS si schiera apertamente a favore della revisione dei servizi di scorta e della verifica delle reali condizioni di rischio delle personalità da proteggere. Al termine, però, auspichiamo che i servizi rimanenti vengano effettuati dotando i poliziotti di tutti gli strumenti necessari per effettuare il servizio di scorta in maniera ottimale ed in piena sicurezza, ad iniziare dai mezzi che molte volte risultano essere inefficienti ed obsoleti. Vorrei concludere affermando con chiarezza: non si speculi sulla vita dei poliziotti, non si tagli sulla sicurezza né degli operatori né delle personalità destinatarie dei servizi di protezione».

Di Stefania Basile

Sono nata nel 1977 all'estremità meridionale della Calabria tirrenica, nella città di Palmi, che si affaccia sullo stretto di Messina e sulle splendide isole Eolie. Amo le mie origini e Roma, la città dove vivo per motivi professionali. Come diceva la grande Mia Martini: «il carattere dei calabresi a me piace moltissimo. Possiamo sembrare testardi, un po' duri, troppo decisi. In realtà siamo delle rocce, abbiamo una grande voglia di lavorare e di vivere. Io non sono di origine, io sono proprio calabrese!».

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