Roma, mercoledì 9 luglio 2014 – Il Brasile in casa subisce una disfatta totale per mano dei tedeschi, che accedono alla finale con un risultato senza paragoni. La squadra di Scolari perde per 7-1 davanti al proprio pubblico in lacrime. Nella storia della fase finale dei Mondiali non si era mai registrato un passivo così pesante. Lo stesso Brasile non aveva mai perso con così ampio margine di scarto e la partita di ieri è destinata a segnare per molti anni a venire i record negativi e positivi della storia dei Mondiali di Calcio. Che la formazione tedesca fosse più attrezzata dei padroni di casa per accedere alla finale era nell’aria. Tutti i commentatori vedevano per Scolari e company un’impresa superare la Germania, specialmente dopo la perdita di due pedine chiave come Neymar e Thiago Silva. Il primo non aveva dimostrato quel talento unico che poteva da solo guidare la squadra al trionfo, tanto più che nei quarti di finale, a segnare erano stati proprio lo squalificato Thiago Silva e David Luiz su punizione. Neymar, come in Confederation Cup e nel Barcellona, dove milita e gioca, aveva dimostrato di possedere rare doti di giocatore. Di essere un fuoriclasse, ma ancora acerbo. Non ancora ai livelli di Cristiano Ronaldo e Messi. Nelle prime gare del Mondiale era andato a segno, ma il Brasile non aveva convinto. Aveva però vinto. Il difensore del Paris Saint-Germain invece al contrario era – ed è – una pedina fondamentale per la difesa Verdeoro. Con lui in campo la retroguardia aveva rischiato poco e aveva dimostrato di essere un reparto solido, anche se non invalicabile. La sua squalifica era più pesane della perdita di Neymar, come poi si è puntualmente verificato.

Ma l’errore della disfatta di ieri sera è tutto da attribuirsi al Commissario Tecnico Scolari, osannato e venerato come un idolo prima dell’inizio del Campionato, ieri è naufragato nelle grazie del suo popolo dopo l’incredibile disfatta. Perdere ci poteva stare contro questa Germania. Capitolare no, perché si giocava in casa! Dopo il gol di Muller su calcio d’angolo all’11’ e dopo la seconda rete di Klose al 23’, arrivata in un’azione che ha portato l’attaccante della Lazio a tirare per ben due volte a due passi dall’area di porta e senza essere contrastato con efficacia, bisognava coprirsi, riordinare le idee e cercare di portare fino alla fine del primo tempo il passivo. Invece dal minuto 23 al minuto 29 il Brasile ha subito altre tre incredibili reti, ritrovandosi così alla mezzora sotto di 5 reti. Troppo per sperare di recuperare. L’incapacità di capire il momento difficile, di spezzare il gioco con dei cambi o comunque con un intervento per registrare la difesa, arretrando punte e mezze punte, è stato fatale al tecnico brasiliano. La squadra di Loew passeggiava sulle macerie, mettendo in grossa difficoltà Julio Cesar, scoprendone i limiti che l’età e l’impossibilità di giocare ormai a certi livelli gli hanno imposto.

Dopo il 2-0, in gol a ripetizione sono andati Kroos, 24’ e 26’, Khedirà, 29’, Schurrle, 69’ e 79’. Al 90’ è arrivato l’inutile e quasi beffardo gol di Oscar. Se la Selecao avesse provato a rimettere la testa a posto, dopo la doccia gelata del gol di Klose, diventato così il miglior goleador di sempre nella storia dei Mondiali di alcio, con 16 reti all’attivo, forse le cose si sarebbero potute recuperare. O per lo meno si sarebbe assistito ad una sconfitta onorevole. Perdere 2-0 contro questa Germania, senza due pedine importanti non sarebbe stato un dramma e la Nazione intera avrebbe capito. Adesso dopo il 7-1 anche la vittoria nella finale minore, per inseguire il terzo posto, non ha più valore. Se si pensa alle grandi feste che i colombiani e gli algerini hanno fatto alle rispettive squadre, uscite dalla competizione anzitempo ma in modo onorevole, non si capisce come questo possa avvenire per il Brasile, pur pensandolo ipotetico vincitore del terzo posto. Gli sguardi tristi e sconsolati di tanti tifosi. Le lacrime senza fine di bambini, ragazzi e ragazze, uomini e donne. Le espressioni di sbalordimento e di rabbia. Gli incidenti e i saccheggi avvenuti a partita finita danno il senso di un’incredulità che rasenta l’impossibilità ad accettare un verdetto così pesante, così improbabile da immaginare solo pochi minuti prima che avvenisse. Lo sconforto dei giocatori era eloquente e mai lacrime furono più riparatorie per l’onta inflitta a tutta la nazione. Anche se la stampa nei giorni precedenti aveva bollato quelle stesse lacrime come fuori luogo e non adatte a dei calciatori che stavano affrontando un Mondiale in casa.

Il merito degli uomini di Loew è stato di non tirare i remi in barca e di continuare a giocare il loro gioco pragmatico ed efficace. Non si sono spaventati di umiliare i padroni di casa, perché non è un’umiliazione infliggere il massimo dei gol che si possa fare in una partita del mondiale. Sarebbe stato irrispettoso smettere di giocare. Fare finta di non essere in grado di attaccare e di segnare solo per pietà nei confronti di una squadra allo sbaraglio. Così non è stato e bene hanno fatto. La disfatta Verdeoro sarà salutare. Dalle macerie si ripartirà, per tornare a essere una delle maggiori nazionali di tutti i tempi, vincitrice di cinque mondiali nell’arco della sua storia.