Roma, giovedì 7 febbraio 2013 – Il Teatro Quirino ospita sul palco uno dei personaggi più conosciuti e amati del teatro, che ha affascinato sin dai primordi e continua tuttora a farlo nella sua intramontabile attualità. Fino al 10 febbraio Alessandro Preziosi è il nuovo “Cyrano De Bergerac”, nella duplice veste di regista e attore. Reduce dal successo di “Amleto”, con cui Preziosi nel 2010 ha ricevuto il premio dedicato a Vittorio Gassman quale Miglior Attore, Khora.teatro in collaborazione col Teatro Stabile d’Abruzzo, sceglie di portare nuovamente in scena un grande classico del teatro di parola. Il regista sceglie di far coesistere versi e prosa, senza stravolgere il testo ma rendendolo attuale e accessibile ad un vasto pubblico e in particolar modo ai giovani. Uno spettacolo che prevede una lunga tournée con 88 recite in tutta Italia. Cyrano è una figura storica, uno scrittore del Seicento francese, ed è a lui che il poeta Edmond Rostand si ispira nei suoi versi, dando alla luce la celebre commedia. Cinque atti, portati in scena per la prima volta in una Parigi del 1897. Un’opera che ha attraversato gli anni lasciando sempre il segno, i cui versi sono stati recitati da Gino Cervi, Pino Micol, Gigi Proietti, Franco Branciaroli, Massimo Popolizio, e tradotti in musica da Domenico Modugno  o, Guccini e Vecchioni. Dalla fortuna sul palcoscenico alla candidatura all’Oscar nel 1990 per il film con Depardieu.

Uno spadaccino afflitto dal suo naso, l’elemento che lo connota e lo identifica, di cui però in questa versione viene privato. “Niente naso esagerato, – dice Preziosi – perché il disagio di vivere di Cyrano va ben oltre l’apparenza di un luogo comune. Il vero naso è nella sua mente e il sentirsi inadeguati va ben oltre la bellezza intesa come unico modo di affermarsi nella vita”. L’intento è quindi quello di “mettere in scena la fragilità ed il senso di inferiorità che si annidano in ognuno di noi. Cyrano è un personaggio in continuo equilibrio tra la spavalderia del cadetto e l’insicurezza dell’uomo, tra dignità e incapacità di amare”. L’abilità con le parole, più che con la spada, è per il protagonista un sistema di difesa per nascondere i sentimenti. Una storia d’amore e d’amicizia che mette in luce la fragilità dell’essere umano di fronte all’imperfezione estetica e alle apparenze. “Una commedia sull’inadeguatezza” che Preziosi sceglie di non imprigionare in un dettaglio estetico. Cyrano è poesia, amore, fedeltà, coraggio e onestà che lottano contro l’apparenza e la corruzione del  mondo. Un’uomo che non adula ma che ama, in silenzio, la sua Rossana. Solo nell’ombra Cyrano apre il suo cuore, rifugiato dietro il bel volto di Cristiano, amico e rivale d’amore. Nella scena del balcone, protetto dalla notte, Cyrano veste le labbra di Cristiano con le sue parole, dando voce alla sua anima: “Un bacio… un modo lungo e lieve di respirarsi il cuore e di gustarsi in bocca l’anima poco a poco”.

L’interpretazione e l’allestimento di Preziosi danno prova di una forte personalità teatrale oltre che televisiva e cinematografica. Dal teatro classico, alla fiction, alla soap opera; ma la popolarità arriva dopo la fiction Elisa di Rivombrosa. La sua carriera teatrale inizia nel 1998 quando interpreta Laerte nell’Amleto di Antonio calento al fianco di Kim Rossi Stuart. Recita poi anche nel fortunato Cyrano di Corrado D’Elia, nella parte di Cristiano. Ed è lì che s’innamora di questo personaggio: “A furia di stare in quinta a guardare Cyrano ergersi verso i riflessi lunari si è rapiti dal suo fascino, viene voglia di interpretare un personaggio che attraversa le noti dolenti dell’inadeguatezza, del sentirsi diversi, con poesia”. Preziosi sceglie per questo spettacolo alcuni attori dalla compagnia della Link Academy di Roma, di cui è direttore artistico: Valentina Cenni nel ruolo di Rossana e Massimo Zordan il giovane Cristiano.

I movimenti scenici del maestro russo Nikolaj Karpov animano i duelli, conferendo alle scene di battaglia, curate da Andrea Taddei, un forte dinamismo. Preziosi coniuga versi e movimenti in un ritmo cadenzato e incalzante, sostituendo quasi interamente le parole alla musica. “La scenografia contribuirà a raccontare questi cinque atti come una metafora, della vita e della scena: si parte da un teatro maestoso, simile ad un quadro del Seicento, con abiti pomposi , per passare ad un teatro distrutto, ridotto ad uno scheletro, con drappeggi impolverati e un’atmosfera simile a La zattera della Medusa, il dipinto ottocentesco di Géricault. Tutto finirà con un ultimo atto, decisamente astratto, con attori trasformati in burattini, come nei quadri di De Chirico”, spiega il regista. La scena iniziale inquadra il profilo deforme del protagonista, un’immagine che lo inibisce di fronte all’amore e che lo terrà nell’ombra per tutta la vita. I toni leggeri del primo atto, con duelli e giochi di parole, assumono drammaticità nel secondo: la visione corale della battaglia, l’ammassarsi dei corpi dei soldati suggerisce una forte suggestione. I pannelli che dividono lo spazio, dando profondità alla  scena, assumono nel secondo atto un carattere spoglio e scheletrico, a raffigurare la mancanza di amore e del coraggio di amare.