Roma, martedì 8 ottobre 2013 – Fino a domenica 13 ottobre va in scena al Teatro Vascello di Roma, splendido stabile di innovazione, lo spettacolo di Massimo Verdastro “Il padiglione delle Meraviglie”, di Ettore Petrolini, uno dei massimi autori del Primo Novecento. Il progetto scenico messo in piedi da TSI La Fabbrica dell’Attore è qualcosa che va oltre il testo petroliniano. Difatti alla correttezza dell’originale si vanno aggiungere le “chiose” intimiste di Elio Pecora, poeta e scrittore tra i più interessanti della sua generazione. «Con Elio Pecora abbiamo cercato di evadere dal testo originario, facendo emergere le voci segrete dei personaggi, quelle voci nascoste, non dette che però sono lì, sotto la sabbia umida della pista del Padiglione – dichiara il regista Massimo Verdastro». Si tratta dei famosi “slittamenti”, o anche scivolamenti, teorizzati dallo stesso Petrolini nei suoi pensieri sull’arte attoriale, che fanno emergere l’uomo sotto il personaggio, che in qualche modo si prende una pausa prima di tornare a splendere delle luci del proscenio.

Questa volta però gli “slittamenti”, che nell’autore romano del Primo Novecento erano pause esplicative per tenere desta l’attenzione del pubblico, si fanno essi stessi testo scenico e doppiano – se così si può dire – il carattere dei personaggi petroliniani. «Bisognava in qualche misura e per alcuni momenti mutare alcuni di quei personaggi in persone: non interpreti di una storia conclusa, ma creature prossime e somiglianti – aggiunge Elio Pecora -. Dunque uscire dalla recita per chiamare lo spettatore ai suoi stessi dilemmi, a una pur dolorosa condivisione». E così sulla scena il cast del “Padiglione delle Meraviglie”, che vede Manuela Kustermann, storica direttrice artistica del Teatro Vascello, vestire i panni di Elvira, il glaciale e allo stesso tempo struggente personaggio inventato da Petrolini, Massimo Verdastro, Emanuele Carucci Viterbi, Gloria Liberati, Giuseppe Sangiorgi, Luigi Pisani e Chiara Luciasano, incarnano quel doppio che gioca al fondo di ciascuno di noi e che per questa volta prende le sembianze di Petrolini / Pecora (va ricordato però che coautore del testo è anche Massimo Verdastro).

“Il Padiglione delle meraviglie”, fu scritto da Ettore Petrolini nel 1924, ed è considerata una delle opere teatrali più amare dell’attore romano. In un atto unico in due quadri, Petrolini fa rivivere l’ambiente che l’ha visto nascere all’arte: quella piazza Guglielmo Pepe di Roma, piena di baracconi e variegata umanità – imbonitori, lottatori, maghi, trasformisti –  dove il grande comico, poco più che adolescente, si esibiva come “donna sirena“. Lalli gestisce, assieme alla moglie Zenaide, “Il padiglione delle meraviglie”, nel quale egli presenta le sue attrazioni: Amalù il selvaggio, Elvira la sirena e i lottatori Tigre e Calligola. Tiberio è l’imbonitore del carrozzone, ma sta passando un periodo buio perché lasciato da Elvira, la quale ha una relazione con il Tigre. Inizia lo spettacolo ed ognuno presenta il suo numero. Giunto il momento del Tigre, Lalli esorta il pubblico a sfidarlo in un incontro di lotta. Come sfidante si propone Tiberio, disposto a tutto pur di riconquistare Elvira. Inizia la lotta, che si capisce immediatamente non essere una finzione… L’epilogo assume le tinte del dramma. Scene e costumi sono di Stefania Battaglia. Disegno luci:  Valerio Geroldi. Sound design:  Mauro Lupone.

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