Finalmente nella Capitale uno dei pezzi teatrali più sorprendenti dell’autore croato Miro Gavran. Un sorprendente affondo sul potere autoritario e dispotico di illuminante attualità

di Luisa Deiola
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Roma, giovedì 18 febbraio 2010 – Al “Teatro allo scalo” di Roma ha debuttato, il 16 febbraio scorso, in anteprima nazionale “La notte degli dei” del drammaturgo croato Miro Gavran, considerato dai critici tedeschi una delle migliori piéces teatrali degli ultimi anni. Lo spettacolo, in scena fino al 23 febbraio e diretto da Gorjana Ducic, che ne ha curato anche la traduzione, è stato presentato in altri 15 paesi ed è finalmente approdato in Italia con la collaborazione dell’Università “La Sapienza”, l’Accademia Nazionale D’Arte Drammatica “Silvio D’Amico, la ELFA Promotions Management e il Piccolo Teatro “Campo D’Arte” di Roma. La commedia narra le vicende di tre amici (Pietro Contempo, Claudio Gnomus e Sandro Torella), che compaiono sulla scena in preda ai fumi dell’alcool, ridono, scherzano, cantano e si prodigano in reciproche confessioni affettuose sulla loro decennale amicizia.

Si rivolgono l’un l’altro chiamandosi Molierè e Maestà. I tre ubriaconi non sono persone qualsiasi, ma Re Luigi XIV, il drammaturgo e attore Molière ed il buffone di corte. Siamo nella Francia del XVII secolo governata dal Re Sole ed è una tranquilla notte parigina in cui Sua Maestà in persona si diverte a bere e a parlare come una persona normale, senza obblighi e finzioni con i suoi due vecchi amici. Il re si lamenta del fatto di essere circondato da persone che altro non fanno se non compiacerlo e fingere di approvare ogni cosa che fa: d’un tratto, con un repentino cambio di umore, dalla incoerenza della sbronza passa all’estrema serietà e chiede ai due di fargli vedere la commedia che Molière ha scritto su di lui in gran segreto. Li convince a farlo, minacciando di tagliargli la testa, e i due danno così inizio ad un esilarante scorcio di metateatro in cui vengono messi in risalto gli aspetti più assurdi e infantili di un sovrano egoista e capriccioso.

Il re sta a guardare furioso e una volta terminata la “buffonata”, in cui gli attori hanno dato magistrale prova di versatilità, Molière si libera, convinto comunque di non avere molto da perdere. Dice al re tutto ciò che pensa, dall’odio che nutre, al giudizio sul suo agire politico dispotico e infantile. Ma Molière, rappresentato da con eleganza da Pietro Bontempo, espone al suo “amico” la sua verità: lo accusa di aver governato anche sulla sua arte, sulla sua personale fantasia da scrittore, impedendogli di esprimere ciò che realmente avrebbe voluto. Manifesta il dramma di uno stato in cui la politica e la prepotenza di un eccentrico individuo invadono il sacro campo dell’arte, della libertà personale e del vivere sociale. La prepotenza, la debolezza, l’ostinazione, i vizi e la comicità dell’uomo comune e di potere, sono tenuti insieme da un geniale gioco di equilibro narrativo e scenico. Gli attori, la cui interpretazione è perfetta nei vari cambi di ruolo e di temperamento, sembrano far parte realmente di quelle dinamiche e di quei tempi che ci piace pensare lontani dai nostri. Per chi ha interesse ad approfondire la conoscenza dell’autore di questo incantevole lavoro, il 18 febbraio alle 10:00 Miro Gavran sarà presente al dipartimento di studi europei e interculturali della Sapienza a Villa Mirafiori, per una presentazione delle sue opere.

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