Il Pontefice, che ha dedicato a San Paolo l’anno giubilare 2008-2009, invita i giornalisti cattolici ad una vita ispirata ai valori della fede
di Lilly Amato
lamato@lacittametropolitana.it

Roma, martedì 3 febbraio 2009 – In occasione del bimillenario della nascita dell’apostolo delle genti, che gli storici collocano tra il 7 e il 10 d.C., è stato dedicato a San Paolo di Tarso l’anno apertosi il 28 giugno 2008, fino al 29 giugno 2009. Come ha affermato il Papa nella Basilica di San Paolo fuori le mura, durante la celebrazione dei primi vespri dell’ultima solennità dei Santi Pietro e Paolo: "L’azione della Chiesa è credibile ed efficace solo nella misura in cui coloro che ne fanno parte sono disposti a pagare di persona la loro fedeltà a Cristo, in ogni situazione". Paolo e Pietro furono uniti in questo, fino al martirio. Gli eventi liturgici, culturali ed ecumenici, durante quest’anno, sono tutti ispirati alla spiritualità paolina. "L’Apostolo delle genti – ha ricordato Benedetto XVI – particolarmente impegnato a portare la Buona Novella a tutti i popoli, si è totalmente prodigato per l’unità e la concordia di tutti i cristiani. Voglia egli guidarci e proteggerci in questa celebrazione bimillenaria, aiutandoci a progredire nella ricerca umile e sincera della piena unità di tutte le membra del Corpo mistico di Cristo". Al fine di scoprire la figura di San Paolo, diversi incontri riguardano le missioni vissute e presentate ad alcune Comunità dall’Apostolo: essi richiamano alla conversione e ad una rivelazione interna, come quella che ha avuto San Paolo sulla via di Damasco.

Paolo nacque duemila anni fa a Tarso di Cilicia, nell’odierna Turchia. Nel tempio di Gerusalemme, davanti alla folla agitata che voleva ucciderlo, si presenta così: "Io sono un Giudeo, nato a Tarso di Cilicia, ma cresciuto in questa città, formato alla scuola di Gamaliele nelle più rigide norme della legge paterna, pieno di zelo per Dio". Alla fine del suo cammino dirà: "Sono stato fatto maestro delle genti nella fede e nella verità". Papa Ratzinger ha poi aggiunto di aver acceso una speciale Fiamma Paolina che resterà durante tutto l’anno in un braciere posto nel quadriportico della Basilica e, per solennizzare questa ricorrenza, ha inoltre inaugurato la Porta Paolina. Il Pontefice ha ricordato che ciò che motivava San Paolo nel più profondo era l’essere amato da Gesù Cristo e il desiderio di trasmettere ad altri questo amore: "Chi ama Cristo come lo ha amato Paolo, può veramente fare quello che vuole perché il suo amore è unito alla volontà di Cristo e di Dio". Nessuno può dimenticare la parola di conversione che il Cristo risorto rivolge a Paolo sulla strada verso Damasco in un bagliore accecante: "Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?". "In un mondo in cui la menzogna è potente – ha concluso il Papa – la verità si paga con la sofferenza. Chi vuole schivare la sofferenza, tiene lontana la vita stessa e la sua grandezza. Non c’è amore senza la sofferenza della rinuncia a se stessi. Paolo è stato luce delle genti e maestro di tutti noi, colpito dall’amore e capace di portare la luce del Vangelo".

Sul solco del fondamentale messaggio paolino, Benedetto XVI ha, in questi giorni, esortato i giornalisti cattolici ad essere d’esempio ai colleghi laici: "Non cedete a compromessi, ma abbiate il coraggio della coerenza anche a costo di pagare di persona. La serenità della coscienza non ha prezzo". E’ questo il contenuto della sua lettera all’Unione Cattolica Stampa Italiana (Ucsi), in occasione dell’apertura del XVII congresso nazionale: "Tanto più troverete ascolto, quanto più coerente sarà la testimonianza della vostra vita. Vi sono vicino con la preghiera chiedendo al Signore di aiutarvi ad essere sempre pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi".

Come scrisse il vescovo di Magonza, Wilhelm von Ketteler, a metà ottocento: "Se San Paolo tornasse al mondo, sarebbe giornalista" e lo scorso settembre è stato proposto di proclamare l’apostolo delle genti giornalista ad honorem. Nino Barraco, giornalista siciliano da oltre 50 anni, ha avanzato tale proposta al Presidente dell’Ordine nazionale, Lorenzo Del Boca. Ma, nonostante anche per Del Boca San Paolo sia stato "un grande dell’informazione, a cui ha dedicato impegno e tenacia ottenendo risultati assai significativi", l’iscrizione non è stata possibile perché "il nostro – ha spiegato Del Boca – è un albo per chi, hic et nunc, sta esercitando la professione". Scrive Barraco: "San Paolo è davvero cronista, inviato speciale, editorialista, che sa raccontare la mondialità, il senso, il significato della storia".

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