Omosessualità, aborto, eutanasia. I principali temi sociali sono da sempre al centro del dibattito che preoccupa ed interessa la Santa Sede

di Lilly Amato
lamato@lacittametropolitana.it

Roma, giovedì 5 febbraio 2009 – Sembrano argomenti abusati e fin troppo noti quelli che, negli ultimi mesi in particolare, ruotano intorno alla polemica etica di cui il Vaticano è investito. Spesso si sente parlare di diritti negati, diritti di libertà calpestati. Lo scontro si accende quando a volerli negare sembra essere quell’istituzione che li dovrebbe invece promuovere. A ben guardare, però, non di una negazione si tratta, ma di quel delicato campo che concerne la condotta morale dell’uomo in rapporto ai principi religiosi: l’etica. Da qui il magistero della Chiesa, inteso come auterovole insegnamento morale. Da qui, il contrasto con chi non riconosce quel magistero, ma anche con chi lo segue.

Appena due mesi fa, quanto all’omosessualità, perfino alcuni sacerdoti, dichiaratisi rispettosi del dettato pontificio, hanno appoggiato la depenalizzazione universale della stessa. Il rischio che le gerarchie vaticane hanno inteso evitare era che la depenalizzazione potesse aprire la strada ai matrimoni gay. Purtroppo, la visione che si è finito col dare della Chiesa è che questa abbia preferito non portare fino in fondo il suo contributo alla lotta contro la pena capitale, ancora prevista come sanzione per gli omosessuali in non pochi Stati del mondo. Il presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, cardinale Renato Raffaele Martino, ha precisato: "Si vorrebbe che la Santa Sede mettesse sullo stesso piano le coppie gay e quelle eterosessuali, posso assicurarvi che questo non accadrà. La Chiesa è per il rispetto di tutti i diritti che riguardano la dignità della persona umana, creata a immagine e somiglianza di Dio e questo principio non viene meno anche nel caso dell’omosessualità".

Dopo breve tempo, sempre lo scorso dicembre, un altro rifiuto: quello di firmare la convenzione Onu sui disabili, perché mancava il divieto esplicito dell’aborto. Un rifiuto giunto come forma di non rispetto verso gli Stati, nonostante il fondamentale diritto alla vita. La Convenzione Onu sui diritti dei disabili, circa 650 milioni nel mondo, entrata in vigore l’8 maggio 2008, è stato il primo trattato sui diritti umani del terzo millennio ed è stato approvato dall’assemblea generale dell’Onu nel 2006. Per il Vaticano è "tragico che una imperfezione del feto possa essere condizione per praticare l’aborto". La Convenzione è stato un passo importante sulla via delle pari opportunità per i disabili, molti dei quali si vedono ancora negare diritti fondamentali come la libertà di espressione e opinione, l’esercizio del voto e altre forme di partecipazione alla vita politica e pubblica.

Ancora rimangono aperte molte di queste battaglie, come quella sulle coppie di fatto o unioni civili di persone dello stesso o di diverso sesso che chiedono il pieno riconoscimento dei diritti e doveri matrimoniali pur non contraendo matrimonio. E come quella sull’eutanasia, che, da ultimo con il caso di Eluana Englaro, continua a suscitare sgomento e sdegno, ma soprattutto pone la pochezza dell’uomo al cospetto di un potere, tutt’altro che umano, di vita o di morte di una creatura. Ha dichiarato ieri durante l’Angelus Papa Benedetto XVI: "L’eutanasia è una falsa soluzione al dramma della sofferenza, una soluzione non degna dell’uomo".

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