Torino, Lunedì 4 novembre 2013 – Non è successo niente. Sembra paradossale dirlo, ma è così. La Roma è sempre lassù. Davanti a tutti. Come se non fosse successo nulla. Tutta apparenza. La nozione di apparenza, connessa a quella di “opinione” e contrapposta a “verità”, è presente nei filosofi presocratici, tra i quali Parmenide, che parla della “via dell’opinione” e delle “cose apparenti” come alternativa alla via dell’ “essere” e della “verità”. Apparentemente sembra non essere successo nulla infatti, ma la realtà è un’altra. La realtà parla di episodi apparentemente regolari ma, che di vero, hanno solo il fatto di essere accaduti. Sia il gol del Torino con Cerci, sia il fallo da rigore su Pjanic, sono realmente accaduti. E realmente impuniti. Il dilemma che attanaglia l’umanità da anni recita: “essere o apparire”. Questi due episodi, sono o meno regolari? Ogni idea a riguardo è opinabile. Ognuno dice la sua. Apparentemente sembrano entrambi falli da fischiare. Ma il mondo è bello perchè è vario. E’ bello parlare di calcio. Si,bello. Ma ieri sera si è parlato più di calci che di altro. Questo non è giusto. Per chi ama questo sport, questo gioco, questa passione, deve difenderla da questi episodi. Il dubbio deve regnare. Il preconcetto no. Ma in Italia, da anni, è inevitabile. E’ la storia che “impone”, purtroppo, di pensare male. Sempre. A pensar male spesso ci si prende, diceva il vecchio saggio. Si dovrebbe parlare di una partita giocata alla grande dagli uomini di Garcia, che hanno concesso pochissime ripartenze agli uomini di Ventura, aggrappati al mai rimpianto ex di turno Alessio Cerci, ormai idolo della curva granata. Si dovrebbe parlare del fenomeno Strootman, acquistato quest’estate dalla Roma, e che ora fa la differenza sia in fase difensiva che offensiva. Si dovrebbe parlare di una difesa (a tratti) granitica della squadra capitolina. Ma ci si ricasca sempre. E’ inevitabile. Realmente inevitabile.

Il primo spezzone del match finisce per deludere le attese della vigilia. Mentre gli ospiti non vanno oltre uno sterilissimo giro palla a cavallo della linea mediana, il Toro resta in attesa raccolto nella propria metà campo, limitando al minimo indispensabile i contropiede veloci.  Appena i padroni di casa provano a smuovere le acque, spaventando De Sanctis con una botta da fuori di El Kaddouri, la Roma trova qualche varco in più e puntualmente lo sfrutta. Balzaretti, fischiatissimo dai suoi ex tifosi, dà il là ad una splendida combinazione veloce sull’out mancino: Pjanic appoggia in area, Strootman (Nella foto) supera Padelli con un tocco di prima e porta avanti i suoi. Il goal subìto stravolge i piani di Ventura. Il Toro, fin lì attento soprattutto a non prestare il fianco alla velocità degli avanti avversari, si vede costretto ad alzare il baricentro nel tentativo di sfondare il solidissimo muro difensivo di Rudi Garcia.  Le fiammate di Cerci, l’unico in grado di dare una scossa ad una squadra altrimenti poco pungente, permettono ai padroni di casa di creare i presupposti per far male, ma De Sanctis blinda la porta al cospetto delle conclusioni dello stesso esterno azzurro e di El Kaddouri. Il buon momento granata viene fermato dall’arbitro, che manda le due squadre negli spogliatoi: gli ospiti ringraziano e chiude la prima frazione con un prezioso goal di vantaggio.

Gol di Strootman
Gol di Strootman

La squadra a caccia del pareggio dovrebbe essere quella granata, ma la ripresa si apre con la Roma nuovamente intenzionata a spingere. I padroni di casa, ripartiti con un pizzico di timore, sembrano subire la forte pressione giallorossa, ma pian piano si sciolgono e riprendono a macinare gioco.  La forza propulsiva della squadra di Ventura risiede soprattutto sulle corsie laterali: Cerci resta un pericolo pubblico ogni volta che prende la via del fondo, El Kaddouri sa far male accentrandosi al fianco delle punte. L’uomo più pericoloso del Toro, però, a sorpresa è Meggiorini, che prima va vicino al goal con un meraviglioso sinistro al volo e poi crea i presupposti del pari.  Pochi istanti dopo il primo cambio di Ventura, che richiama in panchina lo spento Barreto per dare spazio ad Immobile, i padroni di casa raddrizzano la sfida. Sfruttando una disattenzione di Benatia, che si fa beffare da Meggiorini, il Toro trova la zampata dell’1-1 con Cerci, bravo a finalizzare sottomisura l’assist del numero 69. Subito il goal del pareggio, sgradita primizia di questa stagione, la Roma mette il piede sull’acceleratore e riprende a spingere alla ricerca del nuovo vantaggio. Pochi istanti dopo una pericolosa zuccata di Burdisso, che sfiora la traversa sugli sviluppi di un corner, Rudi Garcia cambia il suo reparto d’attacco. Il tecnico giallorosso sceglie il talento i Ljajic al posto della forza d’urto di Borriello e la sua squadra prova ad insistere sfruttando la velocità più dei muscoli. Con Marquinho al posto dell’infortunato Benatia, gli ospiti mettono alle corde la squadra di Ventura, che corre ai ripari buttando nella mischia Bellomo per far rifiatare lo stanchissimo El Kaddouri. La Roma continua a spingere alla ricerca dell’undicesima vittoria consecutiva, ma i granata riescono ad alleggerire la pressione con qualche ripartenza veloce.  Rudi Garcia si gioca anche la carta Dodò (fuori Florenzi), ma l’unico giallorosso pericoloso è Ljajic, che impegna Padelli con un paio di calci piazzati insidiosi. Ventura si copre con Maksimovic per Cerci e il suo bunker regge: la Roma si ferma, l’Olimpico festeggia il pareggio come fosse una vittoria.

Apparentemente non sembrerebbero esserci immagini positive provenienti dalla trasferta piemontese. Ma, in realtà, ce ne sono. E come. Dalla conferma di un centrocampo tra i più forti in Italia. Ad una difesa concentrata e compatta anche senza la coppia titolare in campo,anche se sul presunto fallo su Benatia in occasione del gol, il difensore maroccchino calcola male il tempo d’anticipo. E, la più importante. l’immagine finale, in cui tutta la squadra del Torino va a festeggiare sotto la propria curva come se avessero vinto la finale di Champions League. Quel lungo serpentone di maglie granata sotto la propria curva, è il lasciapassare tra l’Olimpo delle grandi. Finalmente. Fermare la Roma è diventata un’ impresa. Per tutti. Anche un punto viene accolto con un’ovazione. La Roma è finalmente tornata grande. “Tu sei nata grande e grande hai da restà”. Ed è tutto reale.

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