Il Pdl e il suo Premier aprono all’Udc e al Pd, dopo i moniti di Napolitano e del Cardinal Bagnasco. Intanto il 12 gennaio il ddl sul processo breve arriva in Senato. Il Consiglio Superiore della Magistratura critica il provvedimento, giudicandolo incostituzionale. “In ogni caso noi andremo avanti sulle riforme”, ha affermato il Premier all’uscita dall’ospedale

 

di Thomas. L Corona
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Roma, giovedì 17 dicembre 2009 – “In questi giorni ho sentito vicini anche alcuni leader politici dell’opposizione. Se da quello che è successo deriverà una maggiore consapevolezza della necessità di un linguaggio più pacato e più onesto nella politica italiana, allora questo dolore non sarà stato inutile". Queste le parole del Premier Silvio Berlusconi all’uscita dell’ospedale di Milano, dove era ricoverato dalla sera del 13 dicembre scorso per il colpo al volto, subito al termine del comizio in Piazza Duomo. In faccia evidenti le medicazioni sulla guancia e sul naso. “Alcuni esponenti dell’opposizione sembrano averlo capito – ha aggiunto Berlusconi -, se sapranno davvero prendere le distanze in modo onesto dai pochi fomentatori di violenza, allora potrà finalmente aprirsi una nuova stagione di dialogo. In ogni caso, noi andremo avanti sulla strada delle riforme che gli italiani ci chiedono”. Intanto, le uniche riforme che si stanno apprestando sono quelle relative al processo breve e al legittimo impedimento, quelle cioè che riguardano i processi in cui è coinvolto lo stesso Premier, che il centro destra adesso vorrebbe far approvare subito dopo Natale. Infatti, nella giornata di ieri, la conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama ha deciso che il ddl sul processo breve approderà al Senato il prossimo 12 gennaio.

Le parole di Silvio Berlusconi sembrano dunque aprire uno spiraglio, dopo le feroci polemiche della Maggioranza, culminate nell’intervento alla Camera del Capogruppo dei Deputati del Partito delle Libertà Cicchitto contro una parte dei media italiani, tra cui il gruppo Repubblica-L’Espresso, “Il Fatto Quotidiano”, Santoro, e del leader dell’Idv Antonio Di Pietro, accusati di “armare” attraverso un’esasperata campagna anti-Berlusconi la mano di possibili attentatori. Associati ai primi anche una parte della Magistratura e esponenti di spicco del PD, chiaro il riferimento alla Presidente del partito Rosi Bindi (che fu offesa proprio da Berlusconi in un intervento telefonico a “Porta a Porta”). Pronta la replica di Bersani in Aula che ha parlato di incendiari che si travestono da pompieri. Mentre il Cardinal Bagnasco, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha dichiarato: “Come è già stato rilevato da voci autorevoli, l’aria di odio personale avvelena la politica, fomenta la rissa, e sfocia in gravi e inaccettabili episodi di violenza. Preghiamo perchè i nuovi maestri del sospetto e del risentimento depongano le parole violente che, ripetute, risuscitano ombre e mostri passati”, chiaro il riferimento agli anni di Piombo.

Il muro che si è levato contro il tentativo di strumentalizzare il gesto di Tartaglia, ancora rinchiuso nel carcere di San Vittore a Milano, per gettare responsabilità morali su quanti criticano il premier, sembra aver incrinato il decisionismo dei falchi della Pdl. Oggi infatti è la stessa Maggioranza che invoca un patto con l’Udc e il Pd per una politica dai toni più compassati. Eppure, nonostante queste aperture, che sembrano anche figlie di un recuperato rapporto tra Fini e Berlusconi, quanto accaduto a Milano ha rafforzato l’idea di un’accelerazione non tanto alla riforma della Giustizia, quanto al pacchetto di provvedimenti per eliminare il pericolo di una condanna del Presidente del Consiglio. La Magistratura però ha già bocciato il provvedimento sul Processo Breve. Udc e Pd hanno aperto alle riforme ma escludendo le leggi ad personam. Lo stesso Fini è critico a interventi sulla Carta Costituzionale privi di una qualificata maggioranza. In altri termini passaggi che non contemplino l’ausilio e il coinvolgimento delle opposizioni. La strada del ddl sul processo breve dunque rimane molto ardua. Il vero salvacondotto per il presidente del Consiglio potrebbe arrivare solo da un Nodo Alfano bis, ma questa soluzione non sarebbe gradita al Premier, perché i processi a suo carico sarebbero solo congelati, mentre gli altri (vedi Mills e Mondadori), andrebbero avanti, con le pesanti ripercussioni economiche e di immagine per Berlusconi. La partita non è ancora finita e l’ombra delle elezioni anticipate non è del tutto allontanata, anche se è molto rischiosa per lo stesso Premier. Sul fronte opposto si sta disegnando una specie di Santa alleanza: un raggruppamento che va da Casini all’estrema sinistra in funzione di salvataggio della Costituzione e della Repubblica parlamentare. Resta da vedere cosa farà Fini in caso di elezioni anticipate e soprattutto quanta parte di An lo seguirà in un ipotetico salto nel buio (ma già nelle ultime elezioni il Presidente della Camera fece un clamoroso dietrofront) e le gerarchie del Vaticano. La partita forse si calmerà per Natale, ma alla ripresa dei lavori parlamentari i nodi irrisolti verranno al pettine.

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