Roma, venerdì 2 marzo 2018 – Circa 130 lavoratori, fra fisioterapisti, assistenti sociali, operatori socio-sanitari, ausiliari, psicologi, accompagnatori di persone disabili, più medici collaboratori esterni. Personale qualificato che assicura l’assistenza a moltissime persone in difficoltà. Tutti senza stipendi e compensi da tre mesi. È il quadro della situazione di dipendenti e collaboratori della Comunità Capodarco di Roma Onlus, che ha portato a una giornata di sciopero nei giorni scorsi, proclamato da Cgil, Cisl e Uil dopo un infruttuoso tentativo di conciliazione con la Onlus con la mediazione del Prefetto. I lavoratori hanno manifestato di fronte alla sede della Regione Lazio (nella foto).

La situazione della Comunità Capodarco di Roma, dicono le organizzazioni sindacali, è frutto di «una crisi economica che sembra non avere fine» e di «dieci anni di piani di rientro mai rispettati» dalle passate dirigenze della Onlus. Una situazione che ha portato a un indebitamento anche nei confronti di Equitalia, oltre che di altri soggetti, cosa che ha determinato di fatto un blocco dei flussi di finanziamento in entrata, destinati a coprire il debito, con conseguente ritardo nel pagamento delle spettanze ai lavoratori.

«Abbiamo chiesto alla Regione – fanno sapere i sindacati confederali – di farsi parte attiva, perché i danni della cattiva gestione non possono ricadere su lavoratori e cittadini. La nostra mobilitazione continua. Vogliamo soluzioni certe. Se non si arriverà, in tempi brevi, al pagamento dei mesi di stipendio arretrati, chiederemo alla Asl Roma 2 di sostituirsi alla Comunità Capodarco nel versamento delle spettanze ai lavoratori, come previsto dalla normativa relativa alla cosiddetta surroga».

«La situazione dei lavoratori della Comunità Capodarco di Roma Onlus – commenta Rodolfo Lena (Pd), presidente della Commissione politiche sociali e salute della Regione Lazio – è grave e va presa in seria considerazione, visto anche il delicato e importante servizio che viene da loro offerto a tutela della salute di molti cittadini. È necessario attivare un tavolo che coinvolga la Regione, la dirigenza della Onlus, i lavoratori, Equitalia e gli altri soggetti creditori perché si trovino gli strumenti sia per corrispondere stipendi e compensi ai lavoratori, sia per saldare il debito che negli anni scorsi è stato accumulato dalla Comunità. Su questo ho già ricevuto la disponibilità dell’attuale dirigenza della Onlus».

Di Stefania Basile

Sono nata nel 1977 all'estremità meridionale della Calabria tirrenica, nella città di Palmi, che si affaccia sullo stretto di Messina e sulle splendide isole Eolie. Amo le mie origini e Roma, la città dove vivo per motivi professionali. Come diceva la grande Mia Martini: «il carattere dei calabresi a me piace moltissimo. Possiamo sembrare testardi, un po' duri, troppo decisi. In realtà siamo delle rocce, abbiamo una grande voglia di lavorare e di vivere. Io non sono di origine, io sono proprio calabrese!».