Roma, martedì 27 febbraio 2018 – Dopo le critiche di associazioni ed esponenti politici dei giorni scorsi, arriva anche la protesta dei Garanti territoriali dei detenuti contro il rinvio, da parte del governo, della riforma dell’ordinamento penitenziario. E lanciano un appello affinché il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e il Ministro di Giustizia Andrea Orlando annuncino subito la convocazione di un Consiglio dei Ministri straordinario in modo da garantire la conclusione dell’iter entro il 23 marzo.

«La decisione del Consiglio dei Ministri di non approvare il testo di riforma dell’Ordinamento penitenziario – scrivono in una nota i Garanti – ci lascia attoniti e sbalorditi. La paura di un uso strumentale nella polemica elettorale ha bloccato una risposta civile alla crisi del carcere e produrrà una grave delusione tra i detenuti che avevano sperato nel trionfo dei principi della Costituzione. Questa scelta di pavidità rappresenta uno schiaffo alla scelta di dialogo e di nonviolenza che ha visto impegnati per anni tanti soggetti, dai radicali ai garanti, dai giuristi ai prigionieri».

La dura presa di posizione dei Garanti territoriali dei detenuti viene dopo le critiche altrettanto forti dei giorni scorsi.

Delusione è stata espressa da Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione Antigone: «Siamo delusi. Speravamo che non vincessero la tattica e la preoccupazione elettorale. La legge che governa le carceri risale al 1975: il governo poteva adeguarla alle esigenze del mondo attuale. Poteva allargare il campo delle misure alternative alla detenzione, la cui capacità di ridurre la recidiva e dunque di garantire maggiore sicurezza ai cittadini è ampiamente dimostrata. Poteva avvicinare la vita penitenziaria a quella esterna, come tutti gli organismi internazionali sui diritti umani raccomandano di fare. Poteva garantire una maggiore tutela del diritto alla salute fisica e psichica. Ha invece preferito farsi spaventare dall’avvicinarsi dell’appuntamento elettorale piuttosto che pensare alla tutela dei diritti dei detenuti».

Rita Bernardini, dei Radicali italiani, impegnata per 32 giorni nello sciopero della fame a sostegno della riforma dell’ordinamento penitenziario, ha sospeso lo sciopero della fame passando a quello del voto, una decisione personale che non intende coinvolgere in alcun modo il Partito Radicale. Bernardini ha annunciato su Facebook anche che il Partito Radicale denuncerà lo Stato italiano alle giurisdizioni superiori internazionali, come la Corte europea dei diritti dell’uomo, che ha già sanzionato l’Italia per sistematici trattamenti inumani e degradanti nelle carceri.

I Garanti dei detenuti hanno chiesto che il Consiglio dei Ministri torni a riunirsi per procedere all’approvazione della riforma prima che si riuniscano le nuove Camere dopo il voto. «Se non sarà così – annunciano i Garanti nella loro nota – si assumeranno la responsabilità delle conseguenze imprevedibili (o prevedibilissime) che si verificheranno nelle prossime ore e giorni. La parziale soddisfazione per la tardiva approvazione degli schemi di decreti sull’ordinamento penitenziario minorile, sul lavoro penitenziario e sulla giustizia riparativa, non può nascondere la cocente delusione per la mancata approvazione definitiva dell’unico decreto già passato al vaglio delle Camere e contenente norme innovative sulle alternative al carcere, sull’assistenza sanitaria e sulla vita detentiva».

Di Stefania Basile

Sono nata nel 1977 all'estremità meridionale della Calabria tirrenica, nella città di Palmi, che si affaccia sullo stretto di Messina e sulle splendide isole Eolie. Amo le mie origini e Roma, la città dove vivo per motivi professionali. Come diceva la grande Mia Martini: «il carattere dei calabresi a me piace moltissimo. Possiamo sembrare testardi, un po' duri, troppo decisi. In realtà siamo delle rocce, abbiamo una grande voglia di lavorare e di vivere. Io non sono di origine, io sono proprio calabrese!».