Roma, lunedì 26 novembre 2012 – Sarà una settimana di grande danza contemporanea al Teatro Vascello di Roma con la Compagnia Sosta Palmizi, tra le più interessanti e innovative del panorama italiano. In programma, oltre ai nuovi lavori di due coreografi per stili e età differenti, anche eventi danzanti per i bambini e un laboratorio di 5 giorni dedicato all’approccio alla danza e al nouveau cirque, a cura di Giorgio Rossi e del “Collettivo 320chili”.
Il primo spettacolo è «Just another normal day» di Francesco Sgrò. Prodotto da Sosta Palmizi, Mcf Belfioredanza e Flic scuola di circo, lo spettacolo presenta martedì 27 e mercoledì 28 novembre alle ore 21 le coreografie di Sgrò sulle musiche studiate da Pino Basile. Così definisce il suo nuovo lavoro il coreografo: «Con “Just another normal day” metto in scena il mio mondo interiore, dove tutto è verosimile ma mai completamente reale. Abito un mondo che è il mio, che non necessariamente risponde alle leggi fisiche e comportamentali normali, gli oggetti appaiono e scompaiono dalla scena, sono manipolati e trasformati, assumono una vita propria, ma non solo». In scena a condividere lo spazio scenico di Sgrò ci sono anche due musicisti. Ed è un rapporto stretto e molto correlato che si genera fra i tre artisti in scena, i quali “scavalcano” le proprie arti senza inibizioni. Una quarta persona lavora nell’ombra, sorta di “grande burattinaio” che muove e fa vivere gli attrezzi scenici, creando fisicamente le alterazioni dello spazio e del tempo del mondo in scena. Non ci sono storie lineari da raccontare, né messaggi precisi da comunicare, ma stimoli che vanno a toccare la parte onirica degli spettatori, portandoli a costruire una vicenda che non si basa su degli accadimenti certi, sulle normali sequenze di causa – effetto, ma su una idea di drammaturgia emotiva, differente per ognuno.
Il secondo appuntamento è per giovedì 29 novembre sempre alle ore 21 con lo spettacolo «Alma», con le coreografie e l’interpretazione di Giorgio Rossi. È un assolo di rara intensità emotiva, ispirato da una poesia di Pablo Neruda e che tocca sentimenti forti come l’amore, la solitudine e la sensazione della morte. “Alma”, che in castigliano significa “anima”, contiene nel suo suono: alba, animale, arma, Karma, calma, labbra, larva, rabbia, lacrima, lamento, lontano. Il lavoro verte sul contrasto e l’opposto che è in ogni uomo, e il desiderio di reagire a questa inesorabile condizione. Nella narrazione coreografica sono anche presenti poesie di Cesare Pavese e gli aforismi di Alda Merini. Le musiche che accompagnano il lavoro, da De Andrè, ai King Krimson, a Death in Vegas, a John Oswald, diventano in certi momenti un tutt’uno con la danza e la parola. Malgrado negli spettacoli di Giorgio Rossi l’elemento evocativo sia determinante, lo spettatore è sempre spinto a costruirsi un suo percorso personale, riconoscendo sempre qualcosa legato al proprio vissuto. «Quando mi chiedono che genere di danza faccio, la risposta è sempre lunga e termina comunque con l’invito a venire a vedere, sentire, percepire l’evento nel suo compiersi – dichiara l’autore -, perché è più vicino all’esperienza di una passeggiata nella natura, nell’atto d’amare che alla comprensione di un concetto astratto legato ad un ragionamento mentale. Il teatro poetico del movimento è una definizione che può avvicinarsi a ciò che tento di fare in scena».