Roma, mercoledì 1° novembre 2017 – Roma non è più la “locomotiva” della raccolta differenziata nel Lazio: la raccolta nel resto della regione supera quelle della capitale. È ciò che emerge dai dati resi noti da Legambiente.
«Per la prima volta – commenta Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio – la capitale viene superata dal dato relativo all’intera regione, in percentuale di differenziata: numeri che devono far riflettere e che certificano l’immobilismo reale nello sviluppo di un ciclo virtuoso dei rifiuti a Roma».
Risultati alla mano, Legambiente fa notare quindi che Roma non è più il traino regionale nell’avanzamento verso il 65% di raccolta differenziata, percentuale che era d’obbligo raggiungere sulla base delle disposizioni del decreto legislativo 152 del 2016. Dai dati di “Ecosistema Urbano”, la ricerca di Legambiente pubblicata lo scorso 30 ottobre, emerge una percentuale di raccolta differenziata romana ferma al 43%: una cifra ricavata dai dati del Comune di Roma riferiti al 2016. Questo deludente risultato, insieme all’inefficacia del trasporto pubblico, ha fatto sprofondare la capitale al 88° posto, nel fondo della classifica dei capoluoghi per performance ambientali.
E ora arriva il rapporto dell’Ispra, l’Istituto superiore di protezione e ricerca ambientale, i cui numeri certificano ufficialmente le difficoltà nella gestione dei rifiuti romani. Secondo il rapporto, infatti, risulta per la prima volta superiore la percentuale di raccolta differenziata complessiva regionale, rispetto a quella relativa alla sola capitale: nel Lazio è del 42,4% e a Roma del 42%.
«Questi numeri – continua Scacchi – sono anche la migliore risposta a chi vorrebbe continuare a spedire altrove la “monnezza” romana. Con la prossima edizione del nostro concorso “Comuni ricicloni” nel Lazio premieremo proprio gli amministratori che tanto bene stanno facendo. Nella capitale servirebbero quattro passi per risolvere concretamente il problema rifiuti: la diffusione della raccolta porta a porta, la conseguente tariffazione puntuale, la creazione dei centri di riuso e quella dei necessari dieci digestori anaerobici per la gestione della frazione organica. Niente di tutto questo sta accadendo, anzi assistiamo al ritorno al passato con una riduzione del porta a porta. Al contrario, evidentemente, nel resto del Lazio sono tante le amministrazioni che cominciano a trovare una strada corretta nella gestione dei rifiuti, puntando dritte ad altissime percentuali di differenziata».