Roma, venerdì 24 febbraio 2012 – La messinscena catapulta il pubblico all’interno di un sogno. Un letto, una specchiera ed una giovane donna dormiente. “La lealtà è un debito sacro. Soprattutto verso noi stessi” dice alla sua donna Paolo Perelli nei panni del protagonista della pièce teatrale. Si tratta di un amore che ferisce, rifugge lo specchio per non voler vedere la sua fine. Attraverso la vicenda di questi due giovani amanti va in scena l’ipocrisia della nostra quotidianità. I protagonisti della vicenda sono individui disperatamente soli in fuga dalla realtà. I principali interpreti Serena Fragetti e Paolo Perelli son coadiuvati in scena dai ballerini Gaetano De Biase ed Erica Picchi che impersonano la parte inconscia dei protagonisti. La maschera realizzata col trucco sul volto del corpo di ballo, altri non è che la metafora visiva del mascheramento dei propri sentimenti da parte dei protagonisti. Un’atmosfera onirica di un amore tormentato, in cui tutto è soffuso, ricordi, pulsioni, paure. Ma il tradimento è all’interno del sogno od avviene nella realtà? Eppure la donna turbata sogna cose terribili che materializzano in scena il proprio senso d’inadeguatezza e di colpa. L’immaginazione s’intreccia al reale realizzando una fredda e tensiva atmosfera da incubo. Dietro l’inganno le inquietudini dell’individuo che si dilania alla ricerca del sé. Il punto focale al di là del tradimento è la disperazione interiore dei protagonisti nel loro non poter accettare sé stessi nel compimento dell’inganno. Più che la nudità della donna sconcerta la nudità dell’anima di due amanti che perdendo il senso di lealtà l’uno verso l’altro, progressivamente perdono sé stessi. Nel sogno la donna si muove con disinvoltura ma nel reale per sfuggire all’angoscia dei sensi di colpa è costretta a ricorrere alla finzione.

 Il tradimento da realtà conclamata sfocia in conflitto interiore da cui la donna tenta disperatamente di fuggire. Ella che indossa la maschera dell’amante soddisfatta e senza scrupoli nella vita reale è un’infelice, piena di sensi di colpa, che ha bisogno persino del suo amante tradito per sentirsi viva. L’amore lo ruba con l’inganno, quello di chi prende da altri ciò che non sa dare. I personaggi di questa pièce teatrale nel loro esser chiusi in sé stessi e dilaniarsi tra umorismo e dramma, risultano in linea con la letteratura di matrice pirandelliana, in cui ogni situazione può esser capovolta nel suo contrario, e l’azione diventa tragica proprio attraverso le fasi della commedia per poi tornare a risolversi in amarezza allo stato puro. La sconfitta dell’individuo è nel rinchiudersi in sé rinunciando a comunicare con l’altro, ad uscire dalla menzogna che fintamente lo protegge rispetto all’esterno. Bravi gl’interpreti nel saper rendere in scena quella solitudine fredda e disperata di chi vive avvolto dai convenzionalismi anziché dal sentimento. Si tratta di personaggi il cui carattere indefinito ne rivela l’intrinseca fragilità. Entrambi vivendo di maschere rivelano un animo sofferente ed un gran bisogno di verità. Si tratta d’individui che vivono le proprie passioni in un’illusoria realtà che in quanto tale sfocia nella disperazione. Egli tenta di comprare l’amore della donna attraverso i doni, ella ricerca l’appagamento delle proprie passioni nella menzogna, ma si sa l’amore non si compra né si ruba. Una scenografia che spesso apre la scena nel buio con rumori di respiri affannati ed un fischio di treno in lontananza. Un alternarsi di luce dal rosso al blu unita a canti gregoriani crea un’atmosfera cupa dove i ballerini danzano con fare demoniaco.

 Quando la luminosità diviene accecante invade i corpi degl’interpreti che restano immobili sulla scena realizzando una sorta di fermi immagine a sottolineare le parti maggiormente drammatiche. “Fingiamo tutti…riteniamo sempre ciò che ci piace credere e ci vediamo quali presumiamo d’essere – idealmente – non quali siamo in realtà” dice lei con fare disinvolto, poi finge un orgasmo ansimando e sospirando fortemente. Egli le urla: “Basta! Sei orribile”. Poi la loro passione amorosa del passato viene materializzata in scena dal far fluttuare, ad opera dei ballerini, un drappo bianco da una parte all’altra del palco. Ma d’un tratto egli con voce gracchiante le grida: “Guardami! Perché hai paura di me?”. Tra attimi di terrore viene rappresentato il flash back del loro primo incontro, e nella danza del ricordo ad opera dei ballerini, i due protagonisti si abbandonano estasiati ad effusioni amorose. Ma quando il brano musicale melanconico s’interrompe bruscamente siamo nella realtà o nel sogno? Nella testa il rumore dell’affanno ed egli dallo specchio la fissa con sguardo orribile. Lo specchio è verità poiché riflette l’immagine del reale e pone in mostra ciò che non si vuol vedere. “Ma lo volete capire che è colpa di voi uomini se le donne sono così…se v’ingannano” urla sdegnata la protagonista allontanandosi da lui. “Io sto rubando per te” dice lui con una strozzatura nella voce ed afferrandole con forza i capelli dietro la nuca. Una musica triste ed allucinatoria invade la sala mentre il pubblico attonito attende che il destino si compia. Entrambi squarciano il silenzio con un grido di dolore, un misto tra rabbia e paura. Non si sa se saranno i sensi di colpa a strangolare la donna o altro.

 Un ulteriore cambio di scena pone i ballerini, che impersonano le pulsioni inconsce, al centro del proscenio e li fa unire ai protagonisti nel finto clima di tranquillità di un thé dinanzi agli astanti. Tutti e quattro brindano alle gioie del passato mentre il protagonista lascia trapelare dal volto un’espressione che all’istante tramuta un sorriso in seriosità. E quando tutti sembrano abbracciarsi gioiosamente in atmosfera danzante il finale sopraggiunge con un fermo immagine all’insegna della disperazione. Ma con ciò il pubblico stesso, con o senza l’ausilio del sogno, sarà pronto a dar accesso a quello che sta oltre l’aspetto visibile?

 Paolo Perelli con estrema carica passionale nel tempo di un battito di mani passa agilmente dall’esprimere lo stato d’animo di un uomo preda di gioia amorosa a quello di un uomo reso folle e rabbioso da un inganno d’amore. L’aspetto stravolto ed aggressivo e la voce strozzata carica di dolore cancellano in un momento l’immagine idilliaca del primo incontro con la sua amata e portano impietosamente in scena la sconfitta di un uomo che vive nell’illusione. Serena Fragetti appare in scena elegantissima in un lungo vestito bianco ed inizia a spogliarsi con leggiadria. Si muove con grazia e sensualità accennando ad una danza in accordo con una musica dal sapore gitano in cui gira su di sé avvolgendosi il capo con le mani per esprimere gioia. Riesce a calarsi in una parte difficile che le impone in un lampo di passare dal candore di una donna pudìca alla sfacciataggine di una donna lussuriosa senza scrupoli. Entrambi appaiono e scompaiono in scena rincorrendosi l’un l’altro e sé stessi come in un sogno. Con le movenze, l’accenno alla danza, il tono di voce e soprattutto le pause, esprimono efficacemente il dramma dell’interiorità proprio dei personaggi di stampo pirandelliano. Bravi anche i ballerini Gaetano De Biase ed Erica Picchi nel saper realizzare senza titubanza nelle loro danze volteggianti varianti ad hoc di registro espressivo, con gestualità e mimica ora lieve ora decisa, dalla gioia all’angoscia, volte a rappresentare il cangiante inconscio dei protagonisti. Indovinata la scelta di accompagnare la pièce con struggenti brani dei Gipsy Kings, quel gruppo musicale formato da zingari spagnoli portati al successo in territorio francese.

 Serena Fragetti una giovane attrice romana che si muove con sensualità e bravura. Frequenta corsi di recitazione di varia natura realizzando una preparazione di tipo poliedrico che le da modo di cimentarsi in molteplici tipologie di spettacolo tra Teatro, TV e Cinema. A questo proposito ricordiamo anche il film da lei interpretato in qualità di protagonista “Guardo il mondo da un oblò” (2006) di Stefano Calvagna.

 Paolo Perelli rinomato attore e regista teatrale, laureato in Lettere Moderne con indirizzo Teatro e Spettacolo presso l’Università “La Sapienza” di Roma. La sua formazione in arti sceniche avviene attraverso alcuni dei più grandi maestri del nostro tempo. Protagonista in svariate rappresentazioni di autori di rilievo da Shakespeare a Pasolini, con l’ottenimento di molteplici riconoscimenti. Direttore artistico di vari teatri nel Lazio e di varie associazioni e compagnie teatrali del territorio nazionale. Fondatore della Scuola d’Arte Scenica patrocinata varie volte dal Comune di Roma. Teorico dapprima del ‘Teatro delle Emozioni’ e successivamente del ‘Teatro dell’Essenza’. All’oggi fondatore di ‘Essenza Teatro’ ove realizza pièce teatrali di rilievo assieme all’omonima compagnia teatrale. Nel cinema interpreta alcuni film per la regia di M.Risi ed A.Barzini.

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