Roma lunedì 25 marzo 2013 – Dalla realtà di Satiriasi Stand Up Comedy, uno degli attori si separa dal gruppo per presentare all’Oppio Caffè il suo monologo, “Trentatrè trentenni”, in scena il 18 marzo. Un’aperitivo con vista Colosseo, per guardare dall’alto le persone e i loro limiti, come un piccolo laboratorio di indagine socio-culturale. Si parla di tutto senza pudore né taboo, su un palco che ospita la libertà di espressione e di pensiero, protagoniste dello spettacolo. La quarta stagione di Satiriasi, fondata nel 2009 da Filippo Giardina, si conclude anche quest’anno con successo, raggiungendo il sold out tutte le sere alla Locanda Atlantide. Dieci incontri: otto attori e otto monologhi dissacranti, taglienti, ironici e soprattutto comici. Mauro Fratini, Francesco De Carlo, Daniele Fabbri, Velia Lalli, Pietro Sparacino, Saverio Raimondo e Giorgio Montanini si alternano al centro della scena, muniti di asta e microfono, senza scenografie né costumi, il resto viene da sé, tra semplicità e spontaneità, con personalità e stili propri di ogni artista. Una comicità vietata ai minori 18, che corrode come un tarlo e infetta come una malattia, che rompe gli schemi di un Paese bigotto e perbenista, squarciando la quarta parete, quella che divide l’attore dagli spettatori. Via maschere e parrucche, via la sospensione del dubbio. Non si tratta di fantasia o di fatti inverosimili, il pubblico viene direttamente chiamato in causa, partecipe e complice di ciò che viene detto.

Un insulto ai pregiudizi, ai dogmi e ai clichè. Anche la serata di Daniele Fabbri segue questa impronta. Dopo essere stato presentato da Saverio Raimondo, sale sul palco e inizia col parlare della sua vita e dei suoi trent’anni appena compiuti, del suo completo disinteresse per i problemi comuni ai ragazzi della sua età, che si confrontano sull’acquisto di pacchetti sky o discutono sulla necessità di avere un balcone per stendere i panni. Si lamenta della convenzione delle decine: a 10 anni sei un bambino, a 20 adolescente, 30 anni è l’età delle domande e della calvizie. Così si presenta: “Sono un tizio di ormai trent’anni, ho almeno 7-8 aspirazioni importanti nella vita e non volendo rinunciare a nessuna, porto avanti tutti i percorsi contemporaneamente, il che mi consumerà fino a farmi morire di vecchiaia precoce a 39 anni, dimenticato da tutti perché non faccio altro che lavorare e non ho il tempo di farmi degli amici, e senza la notorietà sufficiente ad avere un fun club in ogni capoluogo. Una volta ho avuto una vita, col lavoro, l’ufficio e tutto il resto, ma non m’è piaciuta”. Non c’è via di mezzo nella satira: o la ami o la odi. “La risata è un mezzo, non il fine dei monologhi”, questo è il motto di Satiriasi, “Non si tratta di cabaret, perché Satiriasi rompe gli attuali schemi della comicità italiana. Nessuno dei comedian si tira indietro dal dire, a viso aperto e senza mezze misure, quello che pensa su sesso, politica, religione, droghe, tumori”. La satira è una fonte continua di idee: combattere i tabù significa liberarsi e liberare la fantasia.

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