I dati degli esperti: in dieci anni scomparsa un’area verde grande come la Grecia. L’Europa unico territorio ad aver aumentato le aree verdi

di Renato Cucco
redazione@lacittametropolitana.it

Roma, 6 aprile 2010 – Frena la deforestazione. Secondo lo studio della Fao (Food and Agricolture Organization), presentato lo scorso 25 marzo, per la prima volta cala di quasi il 20% all’anno rispetto al decennio precedente, grazie alla razionalizzazione dello sfruttamento e all’assegnazione di territori alle popolazioni locali. Ma i 13 milioni di ettari perduti ogni anno sono ancora troppi e minano l’ottimismo degli studiosi.

Lo studio
“Valutazione delle risorse forestali mondiali 2010” è il nome della relazione sullo stato delle foreste del pianeta che la Fao elabora ogni cinque anni. Questa volta ha coinvolto oltre 900 esperti di 178 nazionalità, coprendo 223 paesi e territori. Si tratta di un’ampia anticipazione del rapporto che verrà diffuso per intero in ottobre. Si disbosca meno, in alcune zone, ma la situazione resta critica. Eduardo Rojas, vicedirettore della Fao, ha dichiarato: “Il tasso di deforestazione resta comunque alto e gli sforzi vanno raddoppiati”. Negli ultimi dieci anni, infatti, sono scomparsi 40 milioni di ettari di foreste primarie (non ancora intaccate, 36% del totale), un’area grande come la Costarica o la Grecia. A questo vanno aggiunti danni forse irreparabili alla biodiversità come l’estinzione di specie di fauna e flora in certi casi ancora sconosciute. O al clima: nell’ultimo decennio il carbonio immagazzinato dalle foreste è calato di 500 milioni di tonnellate.

Buone notizie, forse!
Il Brasile è riuscito a preservare dal disboscamento 300 mila ettari all’anno dal 2000 ad oggi, mentre l’Indonesia passa dagli 1,9 milioni di ettari scomparsi negli anni novanta ai 500 mila dell’ultimo decennio, anche se in questo caso viene da chiedersi se il calo sia dovuto a una mutata politica forestale del governo o, piuttosto, al progressivo esaurimento della materia prima per lo sfruttamento del passato. Occorre poi sottolineare come Cina, India, Usa e Vietnam abbiano dato vita ad ambiziosi programmi di rimboschimento, che avranno termine nel 2020. A tal proposito, Mette Løiche Wilkie, coordinatrice dello studio, ha ammonito: "Non abbiamo tantissimo tempo per prendere misure efficaci e permanenti per ridurre in modo significativo l’attuale tasso di deforestazione”. Curioso il caso di Cina e India, sensibili al problema ma che restano le principali acquirenti di legname prodotto da altri. Come la Russia, ad esempio, dove l’assenza di un codice forestale e dazi sull’export oltre alla diffusa corruzione, danno vita a un mercato selvaggio, spesso in mano alla criminalità, che soddisfa la domanda delle due voraci potenze emergenti. Bene l’Europa, unico territorio ad aver aumentato le aree verdi.

Ecologia ed economia
Secondo il rapporto la difesa delle foreste primarie può essere un utile sprone occupazionale in questa difficile congiuntura. La salvaguardia del patrimonio verde di molti paesi, secondo Jan Heino, vicedirettore generale del dipartimento foreste Fao, potrebbe creare 10 milioni di posti di lavoro. Alcuni paesi, come Usa e Sud Corea, hanno addirittura inserito il settore nei loro piani di stimolo all’economia.

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