Roma, giovedì 17 luglio 2014 – Cominciano ad arrivare le novità in casa bianconera. Con il cambio di allenatore si delineano già le prime strategie di mercato. La Vecchia Signora sembrerebbe alla ricerca di un fantasista da mettere dietro le due punte. E intanto la stampa comincia a riscoprire maliziosamente le virtù aziendaliste di Allegri e quelle un po’ meno di Conte. Se il secondo grazie al suo forte carattere, finalizzato alla vittoria a tutti costi, non era per niente ossequioso o riverente nei confronti del Presidente Agnelli. Il primo, come incominciano a far notare i giornalisti e la stampa di settore, aveva sempre detto sì al Milan, anche in occasione delle grandi svendite. Ossequioso e aziendalista a tal punto di farsi carico di tutte le responsabilità del default dei rossoneri, dopo che la società per questioni di bilancio gli aveva venduto Ibrahimovic e Thiago silva. Conte non aveva e non ha peli sulla lingua. L’obiettivo era vincere, vincere, vincere. A questo si dovevano piegare uomini e società, compreso il Presidente. E questo probabilmente ha portato alla rottura e alla fine anticipata del rapporto. Il nuovo tecnico invece sarà docile e malleabile. Farà la squadra in funzione degli uomini che gli metterà a disposizione la società e amen. Dovrà cercare di fare il meglio, lasciando il mercato e le strategie per le cessioni e gli acquisti al Direttore Sportivo, che forse con conte vedeva molto limitato il suo ruolo. Già durante la conferenza stampa di presentazione Allegri aveva ripetuto parole che provenivano dall’entourage del Presidente Agnelli. Ossia che è possibile fare una bella Champions League senza spendere troppi milioni, seguendo l’esempio dell’Atletico Madrid. Cosa che è vera fino ad un certo punto, perché l’Atletico, come tutti sanno spende. Bene ma spende. Forse l’esempio riguardava il fatto che l’Atletico compra, rivaluta gli uomini e poi non si fa scrupolo di rivendere, se l’offerta è alta.
Il rischio dunque è quello di avere nei prossimi mesi una Juventus molto normalizzata, il cui allenatore non avrà voce in capitolo nelle scelte, o conterà di meno. Cosa che potrebbe essere deleteria per la tenuta qualitativa della squadra e il mantenimento di certi livelli. Ma quello che è strano è che nel movimento calcistico italiano proprio la Juve, che sembrava destinata a imitare quello che avviene in Europa, dove i tecnici sono anche manager che gestiscono in prima persona gli aspetti sportivi e amministrativi, fa con il divorzio da Conte un consistente passo indietro. La Juventus per bocca di Marotta aveva più volte affermato di volere che Conte diventasse il Ferguson italiano, augurandosi che restasse alla guide tecnica della società 20 anni. Ma alla prova dei fatti, quando conte ha provato veramente a essere il Ferguson italiano, provando a unire settore tecnico e settore sportivo, è avvento il recesso consensuale e anticipato del contratto. Il posto di Marotta non si tocca. La guerra probabilmente si è giocata tra loro due sul piano degli spazi professionali da guadagnarsi all’interno della società. Se l’allenatore in puro stile Ferguson avesse dettato il mercato, la presenza di un uomo come l’attuale Direttore Sportivo non avrebbe avuto senso.
La separazione è stata dura da digerire per i tifosi, abituati a vedere Conte come il Leader Maximo, senza macchia e senza paura. Il tempo a disposizione della dirigenza non sarà molto. Diciamo almeno fino a dicembre, quando sarà conclusa la fase a gironi della Champions. Quello sarà il momento per trarre le conclusioni. Se il percorso fatto fino ad allora sarà stato accettabile il popolo bianconero starà tranquillo. In caso contrario la società di Corso Galileo Ferraris si attirerà gli strali di tutto il popolo bianconero, che non ha visto di buon occhio l’operazione condotta nelle ultime 48 ore. Del resto però, va anche detto che la società che ha in meno di 24 ore sciolto il contratto con Antonio Conte e trovato un nuovo allenatore per la squadra, è la stessa che tre anni fa aveva ricostruito tutto, creando un team vincente. Vincente per ben tre anni di fila. Allegri non sarà il tecnico tre volte campione d’Italia, ma ad ogni modo gode dei favori della società bianconera, di Agnelli, Marotta, Paratici e Nedved. Per cui bisognerà lasciare a questo punto lavorare con fiducia la squadra, sapendo anzi che ha più probabilità di vincere Allegri lo Scudetto di quante ne avesse Conte. Nessun tifoso bianconero del resto pensava che l’obiettivo di quest’anno fosse di nuovo il Tricolore. Anzi tutti puntavano alla Champions. Ma realisticamente parlando la Champions non è in questo momento storico affare per le italiane. Per cui bisogna fare di necessità virtù, armarsi di pazienza e aspettare che il tempo cambi. Lo sport e la vita sono fatti di cicli. Saper attendere è la virtù dei forti.