Il Presidente della Camera, alla festa di Futuro e Libertà, ha esposto le sue opinioni in nome di una democrazia ormai sempre più spesso dipinta come boicottaggio

di Lilly Amato
lamato@lacittametropolitana.it

Mirabello, domenica 5 settembre 2010 – Non nasconde l’emozione Gianfranco Fini per il suo atteso intervento alla festa Tricolore a Mirabello: «Mai nel mio cuore c’è stata un’emozione forte come quella che provo in questo istante. Qui affondano le mie radici». Così il presidente della Camera ha iniziato il suo intervento alla festa di Futuro e Libertà. «Non si comprende cosa è accaduto – ha spiegato – se non si vede cosa c’è stato quando tutto è cominciato il 29 di luglio, quando l’ufficio politico del Pdl, in mia assenza, ha decretato di fatto la mia espulsione da quel partito che avevo contribuito a creare. La mia espulsione del Pdl è stata un atto illiberale e autoritario» degno del «peggior stalinismo. Non c’è stata alcuna fuoriuscita, nessuna scissione, nessun atteggiamento volto a demolire il Pdl. Solo nelle pagine del peggior stalinismo – ha ammonito Fini – si può essere messi alla porta senza alcun tipo di contraddittorio, con il tentativo di annullare ogni tipo di diversità». Ha quindi aggiunto: «Governare non può mai, in alcun modo, significare comandare. Piuttosto significa garantire equilibrio tra i poteri e garantire le ragioni altrui. Il Pdl non può essere derubricato a contorno del leader, un grande partito deve essere qualcosa di più del coro dei plaudenti», ha sostenuto Fini nella parte del suo discorso in cui si è rivolto direttamente a Berlusconi.

"Un grande partito liberale deve essere una fucina di idee, un polmone che respira e che dà ossigeno anche all’intera azione del governo». E allora, ha sottolineato, «rivendicare il diritto di avanzare delle proposte, la necessità di esprimere delle critiche, di svolgere delle analisi e fare delle valutazioni non può essere frazionismo, boicottaggio, controcanto. È piuttosto democrazia interna, altro che teatrino della politica». "Berlusconi non ha ben compreso che in una democrazia liberale non può esserci l’eresia, perchè non c’è l’ortodossia. Gli siamo tutti grati per quello che ha fatto, ma la gratitudine – ha puntualizzato Fini – non può significare che ogni volta che si esprime una critica ci si senta accusati di lesa maestà: non c’è un popolo di sudditi, ma di cittadini che vogliono partecipare attivamente». «Non ho mai contestato la leadership di Berlusconi – ha detto poi – ma lui ha l’attitudine a confondere la leadership con il ruolo che nelle aziende hanno i proprietari». "Personalmente credo che gli italiani si siano stancati di questa perenne campagna elettorale che non finisce mai, che è vista come un’ordalia quotidiana, come una propaganda permanente".

Ha poi commentato che la campagna estiva di alcuni giornali del centrodestra «è stata il tentativo di dar vita ad un’autentica lapidazione di tipo islamico contro la mia famiglia. Attendiamo fiduciosi e sereni che siano i magistrati a chiarire quante calunnie e diffamazioni» vi siano state in questa vicenda. Quanto al processo breve ha affermato: «La giustizia va fatta per garantire tutti gli onesti. Si deve lavorare per un processo breve ma non è accettabile che poi si chieda la retroattività delle misure». «Ridiamo un senso alla politica e andiamo avanti nel nome delle nostre idee», ha concluso il presidente della Camera. Spiegando che «il Pdl non esiste più e resta solo il partito del "predellino"», Fini ha chiesto «un nuovo patto di legislatura» per far arrivare il governo fino al 2013. «Quando avevamo 18, 20 anni, quando nessuno pensava che saremmo entrati in Parlamento e avremmo ricoperto cariche istituzionali – ha detto l’ex leader di An chiudendo l’intervento – amavamo dire che se un uomo non ha fiducia nelle sue idee e non è pronto ad impegnarsi per quelle idee, anche se scomode, o non valgono nulla quelle idee o non vale nulla quell’uomo». E siccome «le nostre idee valgono certamente, è nel nome di quelle idee che va avanti l’impegno, la lotta e l’azione di Futuro e libertà».

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