Roma, martedì 19 novembre 2013 – I dati parlano chiaro. Al termine dello scrutinio delle regionali in Basilicata il M5S si ritrova ridimensionato rispetto all’incredibile exploit avuto alle Politiche di febbraio. Il Movimento di Grillo e Casaleggio, secondo i dati del Ministero dell’Interno, ha ottenuto l’8,97% dei voti, mentre nelle scorse elezioni nazionali avevano registrato nella stessa regione il 22,9% al Senato e il 24,3% alla Camera. Una forbice impressionante che per la seconda volta a distanza di poche settimane mette il Movimento 5 Stelle di fronte ad un dato ineluttabile. La spinta innovativa che aveva incarnato si è del tutto sgonfiata. Un risultato molto simile Grillo e Casaleggio lo avevano ottenuto alle elezioni di Trento e Bolzano, dove avevano lasciato per strada 3 elettori su 4. Nonostante a livello nazionale tutte le proiezioni dicano che il M5S è il secondo partito in Italia, quando si fanno i conti con elezioni locali amministrative il Movimento registra uno scarso fascino tra gli elettori. In Basilicata, pur con un astensionismo da record forse mai registrato sul territorio nazionale (sono andati a votare il 47% circa degli aventi diritto), pur con uno scandalo su rimborsi e spese folli che ha investito la coalizione di centro sinistra, pur con la crisi di immagine che ha investito il centro destra, le divisioni tra falchi e colombe e la nascita del Nuovo Centro Destra, Grillo non ha tirato la volata al Movimento.

Siamo ormai ad una svolta nella veloce parabola del M5S. In 9 mesi gli italiani hanno preso la distanza dall’unico partito che sembrava offrire una via d’uscita dall’impasse italiana. Gli elettori non si fidano più di Grillo, lo vanno a sentire come fosse un “fenomeno da baraccone”, ma non si fanno più incantare. I suoi comizi a Potenza e a Matera erano stracolmi di ascoltatori, ma alla fine le sue performace non hanno pagato in termini di voti. Il fatto è che il voto di febbraio per il M5S era carico di aspettative per un cambiamento sentito ormai come necessario per fronteggiare il declino a cui ci ha portato la classe politica in più di 30 anni. Le attese erano molte, ma sono state tutte disattese da Grillo e Casaleggio, che con un consistenze numero di parlamentari e senatori e un importante pacchetto di voti in percentuale non hanno voluto stringere accordi con nessun partito e non hanno portato a casa risultati. Sarà stata colpa del Pd di Bersani, che magari a parole diceva di voler fare accordi con il Movimento 5 Stelle e poi nei fatti non faceva concessioni? Ma in questo caso era compito degli strateghi del Movimento capire i giochi della politica e contrastarli. Non averlo fatto è una colpa e una macchia che si portano dietro. Oppure è stata colpa dello snobismo dei due pensatori e ideologhi del M5S che non hanno voluto “sporcarsi le mani” con chi, per decenni, ha creduto che l’Italia fosse solo un grande bancomat da depredare? Ma anche in questo caso è una colpa e una macchia perché la politica è compromesso, e non saper trattare per arrivare ai propri obiettivi delinea una debolezza e una incapacità di fondo. E oggi in Italia di tutto si ha bisogno meno che dell’incapacità! Come del resto afferma spesso lo stesso Grillo nei suoi comizi.

Intanto l’immobilismo aristocratico e snobistico del Movimento 5 Stelle deve fare i conti con la capacità del Pd di sapersi rigenerare dal proprio interno. La battaglia per la Segreteria tra Renzi e la vecchia guardia, incarnata da Cuperlo e che non vuole la “rottamazione”, mette in evidenza proprio il fatto che il Partito Democratico ha al suo interno uomini e energie per superare la crisi dei partiti. In Basilicata, il Pd torna a conquistare la regione nonostante lo scandalo che ha investito il centro sinistra. Ma la stessa cosa si era verificata nel Lazio a febbraio quando, dopo il brevissimo interregno della Polverini il centro sinistra e il Pd erano tornati al Governo della Regione, nonostante anche qui tutta la classe politica fosse stata investita dallo scandalo dei rimborsi. Inoltre, con la scissione del Pdl e la creazione del Nuovo Centro Destra il Governo Letta è messo al sicuro e potrebbe governare addirittura fino al 2018. A questo punto per Grillo e Casaleggio le possibilità di rilanciarsi sono poche se non smetteranno i toni sincopati e antagonisti usati finora. Il loro atteggiamento è stato simile a quello di una forza anti parlamentare pur sedendo in Parlamento. Ma la strategia non ha pagato, come dimostra l’emorragia di voti registrata anche alle elezioni del 17 e 18 novembre.

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