Roma, lunedì 14 ottobre 2013 – Xenofobo, fascistoide, in una parola di destra. Sono le parole con le quali Vendola, Ferrero e Fassina hanno accolto il post di Grillo e Casaleggio, apparso il 10 ottobre sul blog, che sconfessa l’emendamento dei senatori Andrea Cioffi e Maurizio Buccarella del Movimento 5 Stelle, che abolisce il reato di clandestinità. Si legge nel post: “La loro posizione espressa in Commissione Giustizia è del tutto personale. Non è stata discussa in assemblea con gli altri senatori del M5S, non faceva parte del Programma votato da otto milioni e mezzo di elettori, non è mai stata sottoposta ad alcuna verifica formale all’interno. Non siamo d’accordo sia nel metodo che nel merito ”. Al post sono seguite le parole di Gasparri per il Pdl e di Maroni per la Lega, che hanno subito invitato il M5S a votare insieme a loro il mantenimento del reato di clandestinità.

Al di là della cronistoria, l’aspetto più importante è che con il post apparso con la firma dei due guru e fondatori, si delinea la collocazione politica del Movimento stesso, mentre finora non era chiaro dove si ponesse ideologicamente all’interno dell’arco costituzionale. Il post invece colloca a destra il M5S, portandolo ad occupare quello spazio che in Francia occupa il Movimento di Le Pen. Anti europeismo, difesa dell’italianità, anti immigrazione, isolamento politico istituzionale, populismo, scarsa democrazia interna. Sono tutti atteggiamenti che hanno connotato il Movimento di Grillo e Casaleggio in questi mesi di esperienza parlamentare e, se messi in fila uno dietro l’altro, fanno emergere una matrice estrema e prossima a quella di Le Pen.

Questo apre prospettive nuove per la futura configurazione dei partiti e dei movimenti. L’ermafroditismo politico del movimento di Grillo e Casaleggio, sempre reticente nello svelare per opportunismo politico dove fosse la sua reale collocazione (ma nel post l’opportunismo è venuto a galla: “Se durante le elezioni politiche avessimo proposto l’abolizione del reato di clandestinità, presente in Paesi molto più civili del nostro, come la Francia, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, il M5S avrebbe ottenuto percentuali da prefisso telefonico”, scrivono i due fondatori, sottolineando con cinismo che il problema sono i voti persi non la tragedia umanitaria), aveva con sagacia mascherato questa reticenza con una protesta ad alzo zero e a 360° contro la partitocrazia e le istituzioni, e gli aveva permesso di incassare i voti di tanti delusi, sia di destra che di sinistra.

Oggi questo non sarà più possibile, e il M5S con la fine dell’ambiguità e lo svelamento di una posizione alla Le Pen (si capisce solo ora il richiamo, l’unico fatto dai fondatori, a Casa Pound durante la campagna elettorale di febbraio. E anche l’accelerazione su posizioni sempre più populiste, in stile Lega, delle ultime settimane, come quella apparsa al termine del post in questione: “Quanti clandestini siamo in grado di accogliere se un italiano su otto non ha i soldi per mangiare?”), farà concorrenza al Pdl-Fi, alla Destra di Storace, a Fratelli d’Italia e alla Lega. Potrebbe cannibalizzare il centro destra e, in un momento di forte debolezza del Pdl per le divisioni interne, diventare il vero antagonista del centro sinistra. Perderà certo i voti dei delusi di sinistra e di estrema sinistra che avevano contribuito a regalare al M5S l’exploit alle ultime elezioni e di quanti erano fuoriusciti dai partiti e movimenti tradizionali (Idv, Sel, Pd, Movimento di Ingroia). Ma il fenomeno a cui ci sta mettendo di fronte la fine dell’ambiguità di Grillo e Casaleggio è la presenza a destra di una galassia frantumata di partiti che, a conti fatti, potrebbe diventare maggioranza e portare alla formazione di governi come quello ungherese.